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Francesco Tulino, di Baiano, da diacono a presbìtero

(2 Aprile 2006)

 

Era il ’68. Anno di grandi dibattiti nella scuola e nella società italiana. Anno in cui molti di quelli della mia generazione hanno dovuto fare i conti con la politica e con gli avversari politici che allora certamente non erano dolci di sale.

Era il ’68 ed io, diciottenne iscritto all’università, facevo già parte del Direttivo della Democrazia Cristiana di Baiano. Fu allora che ebbi modo di conoscere Francesco Tulino, anch’egli componente del Direttivo della sezione “P. Foglia”. Persona riservata, schietta, che emergeva per la sua genuinità. Era solito esporre il suo pensiero senza peli sulla lingua e con estrema semplicità, dando prova di dirittura morale. Non dimenticava mai di ricordarci che sul simbolo del partito c’era la croce, come un marchio impresso sulla nostra coscienza. Ci sollecitava a mettere in primo piano il messaggio cristiano, pur nel rispetto della laicità di ognuno di noi e del partito. “La politicia è fatta di rettitudine!” ci ricordava continuamente. “Il bene della collettività viene prima dell’interesse di parte e del singolo cittadino!” Parole che hanno lasciato un segno indelebile nella mia formazione e caratterizzarono fortemente la mia azione politica quando per alcuni anni fui chiamato a guidare la sezione di Baiano. I valori cristiani sono la base della nostra cultura, della nostra tradizione, della nostra civiltà e Francesco Tulino lo sottolineava tutte le volte che il dibattito si elevava di livello e le discussioni diventavano vivaci.
Per alcuni anni le nostre strade si separarono e i nostri interessi presero vie diverse.

Quando seppi che era stato nominato “diacono”, mi emozionai molto e fui felice per lui. Fui felice soprattutto per la collettività baianese, perché il Signore ci aveva dato un dono importante, un segno del Suo messaggio. Francesco con la sua profonda fede, con la sua rettitudine, poteva costituire un esempio positivo per tutti e degnamente seminare amore, pace e, come scrisse Sua Santità Giovanni Paolo Secondo, aiutarci a varcare la soglia della speranza.
Sono intanto passati altri anni ed oggi, 25 Marzo 2006, il Signore offre alla comunità un secondo segno della sua benevolenza. Francesco, in età oramai avanzata, è stato ordinato sacerdote. E’ stato ordinato sacerdote coronando un suo sogno di uomo, di padre e di marito, un sogno che ha le sue radici anche nel ’68!

La comunità intera si è mobilitata per questo evento, eccezionale nella storia della chiesa, accompagnandolo con la preghiera vera, spontanea, sincera, perché Francesco merita la stima di tutti e con il suo percorso di vita ha dimostrato che non sempre risponde al vero il detto “Nemo propheta in patria”, Nessuno è profeta nella propria patria, come a dire che difficilmente i meriti di una persona vengono riconosciuti e apprezzati dai suoi concittadini. I suoi concittadini, invece, tutti, riconoscono e apprezzano i suoi meriti ed hanno gremito le due chiese di Baiano (Santo Stefano e Santa Croce) per seguire la cerimonia della sua ordinazione a sacerdote, celebrata da S.E. Mons. Beniamino De Palma, Arcivescovo-vescovo di Nola, circondato e coadiuvato dal gotha della nostra chiesa e da rappresentanti del clero etiopico.

Come Abramo, dopo aver risposto ad una suprema prova di obbedienza alla venerabile età di circa 90 anni, ricevette direttamente da Dio l’ordine di guidare gli Ebrei, così don Francesco Tulino ha ricevuto da Dio il dono di iniziare una nuova vita, una nuova missione. Saprà certamente rispondere con coraggio e avrà la forza di guidare, da buon pastore, il suo gregge fino alla porta del paradiso.

Caro Franceschino, non aver paura! Ogni momento della tua missione sarà accompagnata dalla preghiera dei Baianesi.

“Ogni giorno, quando celebrerò la messa e alzerò il calice con l’ostia consacrata” hai detto dall’altare, “voi tutti sarete nei miei pensieri!” Noi ne siamo convinti!

(“Idee in movimento”, periodico della Margherita di Baiano, 2-4-2006)