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(Baiano, 28 giugno1907 * 14 dicembre1994)

 Ha scritto:

“L’educazione e la coscienza nazionale”, saggio, s.e, s.l., 1950.

AA.VV., Raccolta di favole, s.e., s.l., 1960

“Favole moderne”, Scuola Tipo-Litografica Istituto Anselmi della Piccola Opera della Redenzione, Marigliano (Na), 1992.

Antonietta Barone, ovvero ‘a signora Barone,, figlia di Vincenzo e di Assunta De Falco, è stata un pilastro della scuola elementare di Baiano ed ha educato e formato molte generazioni di ragazzi.

Amante del teatro, organizzava attività teatrali per i suoi alunni. Con la tenacia che la contraddistingueva, riuscì per ben tre volte a mettere in scena sul palcoscenico del Teatro Colosseo di Baiano  “Scarpette rosse”, operetta in tre atti  scritta e musicata dal maestro Romolo Corona (Milano: 1895-1965) liberamente tratta da una fiaba di Hans Christian Andersen. Con molta sapienza ne curò la regia, i costumi, le coreografie, la scenografia e l’adattamento dei testi. Le tre rappresentazioni richiamarono nella sala  l’intera cittadinanza e riscossero notevoli consensi, testimoniati da continui e calorosi applausi. La terza, che chiudeva la sua lunga attività di maestra prima di andare in pensione e datata 16, 17 e 18 maggio 1971, vide la collaborazione dell’ottimo Orazio Bocciero nella cura della regia e nel ruolo di suggeritore, del maestro Carlo Scarpa per le musiche e di un gruppo di giovani volontari che coordinarono ciò che si imponeva di necessità.

Durante il Regime fu la Dirigente femminile a Baiano delle donne balille.

Negli anni ’70 fu eletta Presidente per l’area nolana e baianese  dell’AIMC  (Associazione Italiana Maestri Cattolici, fondata nel 1945 dalla maestra romana Maria Badaloni). L’obiettivo era quello di colmare le carenze della scuola elementare, combattendo l’analfabetismo, e di assumersi il compito di provvedere all’insufficiente formazione degli insegnanti, per far sì che l’educazione e l’istruzione diventassero leve per la ricostruzione del Paese.

Per molti anni organizzò corsi serali con finanziamenti statali per l’istruzione degli analfabeti di Baiano, facendo reclutare dal Vescovo della Diocesi di Nola su sua indicazione giovani docenti del territorio.

Nel 1989, all’età di 82 anni, scrisse la seguente autobiografia, il cui testo autografo mi è stato messo a disposizione dalla figlia Assuntina Napolitano.

 

«Sono nata il 28-6-1907, terzogenita dei miei genitori, che avevano perduto le due bambine che mi avevano preceduta. Nacqui viva per un voto fatto alla Madonna di Pompei, per ringraziare la quale i miei genitori adottarono un’orfanella. Fui allattata dalla balia, così come tutti gli altri figli che mi seguirono (19 in tutto).

Verso i dieci anni si scoprì una forte miopia, che non riuscì ad allontanarmi dai libri, che sono sempre stati la mia passione. 

Finite le scuole elementari, allora finivano con la quarta classe, dovetti aspettare che tornasse mio padre dalla guerra per continuare gli studi e finalmente nel 1919 andai in collegio a Mugnano (N.d.A.: ex educandato di Santa Filomena “Maria Cristina di Savoia”, per orfanelli e per esterni),  dove frequentai le tre classi complementari.

Nel 1923 ci fu la riforma Gentile, che modificò il sistema scolastico. Il nuovo Istituto magistrale non c’era a Mugnano, per cui rimasi a casa ad implorare il ritorno allo studio, che dopo tre anni ottenni e andai in collegio a Napoli, dove, nell’Istituto Margherita di Savoia, frequentai le quattro classi magistrali ed ottenni il diploma. In attesa del concorso, nei corsi estivi del Fröebeliano, presi il diploma di direttrice di asilo.

Nel 1932 vinsi il concorso magistrale, indetto dal Comune di Napoli, e subito dopo, nello stesso Comune, quello delle scuole materne.

Nel 1933 fui la ottantunesima nel Concorso regionale per la Campania e mi fu  assegnata una classe a Sirignano (N.d.A.: Avellino), dove rimasi quattro anni.

Nel 1937-38 fui trasferita a Baiano, mio paese di origine, dove rimasi per 34 anni, cioè fino all’età di 65 anni, quando fui messa a riposo.

Nel 1950 pubblicai un saggio dal titolo “L’educazione e la coscienza nazionale”, che per i concorsi mi valse quattro punti.

Nel 1960  fu pubblicata una raccolta di favole alla cui stesura avevo partecipato.

Ora ho 82 anni, ma sento ancora il bisogno di leggere e d’imparare (sto studiando il greco) nonostante sia diventata quasi cieca.»

In linea con l’aforisma di Vittorio Alfieri “Volli, sempre volli, fortissimamente volli”, Antonietta Barone progettò e realizzò il suo programma di vita, dimostrando coi fatti che la volontà e la determinazione sono la chiave di ogni successo.

Ed oggi  può essere indicata come  modello per le nuove generazioni, per il suo grande desiderio di farsi strada nella vita attraverso lo studio in un periodo molto difficile della nostra storia; per la sua passione per la lettura, nonostante la grossa miopia; per la capacità di fare emergere le sue doti di donna in una società maschilista; ma soprattutto per la voglia di continuare a progettare il futuro alla venerabile età di 82 anni, allorquando intraprende  lo studio del greco.