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Domenico Geremia Foglia

 

(Baiano, 26 novembre 1826  * 16 aprile 1917)
Primo Sindaco di Baiano, dopo l'unità d'Italia

 Nacque a Baiano nel luogo detto “Piedi Bajano” da Giovanni Foglia e Teresa Lanziello. Fu un ardente patriota e fin dai primi anni della sua giovinezza ebbe in odio la dinastia borbonica, seguendo così l'impulso della sua anima e dei sentimenti ereditati dal padre.

Questo odio, che egli ben palesava e che gli fu compagno di vita, lo spinse il 15 maggio 1848, assieme al fratello Saverio, farmacista di Napoli, ed al cognato Silvino Maria Spadetta, ad essere tra i primi a difendere con patriottico slancio le barricate; azione che segnò la prima rivendicazione popolare delle Guarentigie costituzionali nel Regno del Due Sicilie.

Nel 1853 fu arrestato, perché corrispondente di Giuseppe Mazzini, e venne sottoposto al regime della vigilanza speciale da parte della Polizia borbonica.

Partecipò alla "Spedizione dei Mille" ed una volta costituitosi il Regno d'Italia, fu il primo Sindaco di Baiano con decreto, datato 28 agosto 1861, del re d'Italia Vittorio Emanuele II, a firma del Generale Cialdini.

Dal 19 giugno 1865 fu Luogotenente della Guardia Nazionale.

Dal 1867 fino al termine della sua vita fu Notaio a Sirignano e a Baiano, sempre dedito ai doveri del suo ufficio con zelo, abnegazione e rettitudine e all’amore per la famiglia.

Dal 1872 al 1896  rivestì la carica di Regio Giudice.

Fu fregiato della medaglia commemorativa per l'indipendenza d'Italia per la campagna 1860-61 e pensionato quale superstite di tale guerra.

(La foto ritrae un gruppo di superstiti della "Spedizione dei Mille", fotografati a Palermo, nel chiostro dei Frati Domenicani, in occasione delle solenni celebrazioni che si tennero nell'anno 1885 per il venticinquesimo anniversario della gloriosa impresa che segnò una tappa importante e fondamentale per l'Unità d'Italia. Domenico Geremia Foglia è indicato dalla freccia.)

 

Compagno ed amico di Francesco De Sanctis, primo Governatore di Avellino e poi Ministro della Pubblica Istruzione a Napoli e a Torino,  fu invitato a far parte del suo staff  con l’incarico di  segretario particolare.

L'On. Prof. Vincenzo Boccieri di Baiano nella sua narrazione dal titolo "De Sanctis inedito", recitata il 21 gennaio 1905 nel Teatro Comunale di Avellino, descrive con ampi e dettagliati particolari i rapporti di lavoro intercorsi all'inizio della fortuna politica tra il grande ed illustre irpino, Francesco De Sanctis, e l'umile, onesto, fidato, suo segretario, Domenico Geremia Foglia, nelle città di Avellino, Napoli e Torino.

Al riguardo alcuni episodi, di seguito narrati, documentano il rapporto di stima e soprattutto di fiducia reciproca intercorsa nel susseguirsi degli anni tra i due uomini.

Durante il Governatorato di Avellino, mentre il De Sanctis dormiva nel Palazzo della Prefettura, si presentò a Domenico Geremia Foglia un giovane sconosciuto, il quale chiese di vedere il fratello, (lu fratiello). Infatti era uno dei fratelli del De Sanctis. Introdotto nella camera da letto dell'illustre germano, venne accolto amorevolmente ed alla richiesta dei motivi della sua presenza, rispose: "A Capua si combatte ed io voglio andarvi!" Allora il Prof. De Sanctis chiese a Domenico Geremia Foglia di presentarlo a Vincenzo Carbonelli, celebre patriota, preposto all'arruolamento, il quale subito lo prese tra i suoi garibaldini. Quando quest'ultimo domandò quale grado dovesse dargli all'atto della partenza, il Governatore gli rispose: "Soldato semplice ". Francesco De Sanctis il giorno dopo, a pranzo, fece sedere a tavola accanto a sé il fratello, che aveva rivisto con grande gioia, e lo presentò a tutti i commensali, notabili della città di Avellino.

Il 27 settembre 1860 Giuseppe Garibaldi nominò da Caserta Ministro della Pubblica Istruzione, Francesco De Sanctis, che andò ad abitare, insieme al suo carissimo Foglia, presso il cugino Giovannino De Sanctis, alle Chianche della Carità.

Racconta Geremia Foglia che a Napoli, una sera sul finire di quell'anno, nella predetta modesta abitazione si presentò al cospetto di Francesco De Sanctis, in incognito, un personaggio dallo sguardo severo, dall'aspetto austero, dagli occhi profondi e pensosi, dal volto taciturno, incorniciato da una folta e corta barba, il quale chiese del De Sanctis. Una volta giunto al suo cospetto si chiuse insieme a lui in una camera appartata e con lui stette a colloquio per più di un'ora, senza che nulla mai trapelasse del loro abboccamento.

Quello sconosciuto, le cui gesta impressero un'orma indelebile e profonda nella storia del nostro Risorgimento, era Giuseppe Mazzini.

Ai princìpi del nuovo Regno d'Italia, Francesco De Sanctis, nominato Ministro della Pubblica Istruzione, andò ad abitare a Torino, in uno sfarzoso appartamento al secondo piano di via San Lazzaro n. 26 e portò con sé sempre Domenico Geremia Foglia come suo segretario .

Un giorno si presentò uno dei superstiti dell'infelice famiglia Rotondi, i cui componenti furono massacrati e le loro case saccheggiate nella reazione di Torre le Nocelle, un paese della provincia di Avellino, scoppiata nei primi giorni del settembre 1860.

E Francesco De Sanctis, commosso al pietoso ricordo della fine miseranda di quei patrioti, chiese a Domenico Geremia Foglia di presentare, in nome suo, quel disgraziato Rotondi al Primo Ministro che era Camillo Benso Conte di Cavour, il quale accolse affabilmente quei due, li ascoltò benigno, si dolse che la petizione a lui rivolta fosse scritta in elegante cartoncino a disegni, mentre sarebbe bastato redigerla su di una carta comune, li complimentò con molte cortesie e dopo due giorni nominò Rotondi Ufficiale della Dogana a Salerno.

Domenico Geremia Foglia, finito il suo mandato tornò a Baiano come semplice notaio, fedele al monito eroico di non cercare mai ricompense oltre la coscienza del compito assolto. Rifiutò onori e privilegi, ma autorizzato a fregiarsi della medaglia commemorativa per la campagna 1860/1861. Infine venne pensionato quale superstite delle guerre per l'Indipendenza d'Italia e venne nominato Cavaliere della Corona d'Italia  per le sue benemerenze.

Il 16 aprile 1917, a 91 anni,  onore di queste contrade e testimonianza vivente di un’epoca eroica, terminava la sua vita terrena.

L'amministrazione comunale di quell'epoca offrì, a sue spese, un loculo nella cappella principale del cimitero di Baiano, a titolo di gratitudine per raccogliere i resti mortali dell'insigne cittadino, con la seguente iscrizione  sul marmo:

Domenico Geremia Foglia, 26 novembre 1826 - 16 aprile 1917

Rivendicò sulle barricate napoletane del 15 maggio 1848 contro l'insidia borbonica le prime Guarentigie costituzionali.

Nel carcere, nella persecuzione, nel Gabinetto del Ministro, negli uffici civili della rinnovata Italia, visse con la stessa fiamma, la stessa fede: DIO PATRIA FAMIGLIA. Nulla chiedendo per l'offerta completa della sua anima dolce. Il municipio di Baiano riconoscente pose.

 

(Notizie attinte dagli archivio del Generale Silvino Foglia ed adattate da Andrea Belloisi per il suo manoscritto "Cinque secoli del casato Belloisi anno 2000")

 

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Il figlio Stefano, nato il 10 dicembre 1883 dal matrimonio con Tommasina Cavaccini, prese parte alla prima guerra mondiale col grado di sergente nel 10° Artiglieria da fortezza. Morì il 26 agosto 1917 a 34 anni sulla collina di Nad Logem, a est di Gorizia, teatro di violentissimi combattimenti tra i corpi d’armata italiani VIII e XI e gli austroungarici della Isonzo Armèe.

Il destino risparmiò a Domenico Geremia Foglia la triste notizia della morte in guerra di questo figlio, essendo egli volato in cielo ad aprile e probabilmente risparmiò a Stefano, mentre era in trincea a combattere per la Patria, la notizia della morte del padre nella sua Baiano.