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Fino all’orizzonte il mare

la chiesa del Carmine alle spalle.

Fino all’orizzonte l’angoscia

mentre il campanile lentamente
scompariva.

 

Di là dall’orizzonte l’Africa
di qua la famiglia

la moglie con il piccoletto di due mesi,
la mucca e l’asino,
la terra da coltivare,
il paese, la piazza, gli amici.
Tutto coperto da un velo di lacrime.

Verso l’ignoto con la nave
stretto a soldati impauriti.

Poi gli aerei, il fischio delle bombe
che in testa ancor rimbombano,
il nemico fino ai denti armato,
senza vita in un pozzo di sangue gli amici;

il dolore, la fame. La fame!

Sola lontano la famiglia
senza notizie
in lotta per sopravvivere
ed io in un campo di concentramento
disperato pensando a loro.

Sei lunghi anni

il meglio della vita
aggrappati alla speranza.

Poi il ritorno a casa,

il ventidue febbraio 1946,
gli abbracci, i baci

il figlio già grande!

Finalmente ricominciava la vita
nel paese natio!>>

Così mi raccontava mio padre la guerra,
mentre eravamo chini

a raccoglier nocciole sulla terra
che mamma aveva coltivato
durante la sua assenza!

(Napoli, Piazza Mercato: 19 Maggio 2011)