Faceva freddo in quella trincea
Faceva freddo, mamma, in quella trincea
ed i panni bagnati dalla pioggia
s’incollavano al corpo.
Dormivo sotto la neve
e mi battevano i denti in bocca.
Pregavo i santi ogn’ora
e pensavo ai bambini a casa.
Li vedevo di notte
e li stringevo a me
guardando la luna
la stessa del nostro paese
che dava luce senza pietà
ai corpi straziati nei feroci assalti.
Non ho smesso di avere paura
là sul Carso ai confini del mondo
anche quando tacevano le armi.
Prima o poi una granata mi avrebbe squarciato!
Quanti amici, mamma, ho abbracciato
mentre esalavano l’ultimo respiro
e quanti occhi ho chiuso piangendo
giurando di abbracciare i loro figli.
Anche i soldati nemici, pensavo,
sognavano le loro famiglie
ma ci dovevamo sparare contro
per un qualcosa che non capivamo.
Avrei voluto strisciare sotto il filo spinato
per consolare chi tremava come me.
Un fischio lungo con un messaggio di morte
e diventai cibo per gli avvoltoi
spezzato in mille pezzi
senza neppure una tomba con la croce.
Mamma, tienimi per mano
ora che in questo cielo sto con te
e più non c’è sangue intorno a me.
Vorrei tornare nel tricolore
sotto la terra del nostro paese
accompagnato da una marcia funebre
e dal silenzio degli amici.
Non ho ancora capito perché siamo morti
se oggi l’Italia si spacca in due!
(Baiano, 15 Agosto 2019)