Alla mia scuola vieni pure
con le scarpe piene di letame
e di fango, Silvano.
C'è spazio anche per il tuo fragile
corpicino
già provato dal lavoro
e per la fetta di pane
che non hai mangiato a casa.
Il profumo dell’aula caccerà via
la puzza che porti addosso
e farà splendere il cuoio
rappezzato con un filo di spago.
Non è un pantalone sporco
a condannarti
se dentro saprai metterci l’uomo.
Alla mia scuola vieni pure
con i capelli spettinati
e gli occhi tristi, Sílvano:
c'è posto per la tua storia
di figlio di Irpinia.
(Vallesaccarda. I5 Novembre I977)