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- Scritto da Carmine Montella
- Categoria: Soldati Baianesi
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Ricordare chi ha dato la vita per difendere la patria è un dovere assoluto per tutti. Non deve rimanere invano il sacrificio dei giovani baianesi che si sono immolati sull’altare della libertà.
Per vendicare i termini sacri della Patria, affrontarono impavidi una morte gloriosa. Sono stati tanti, caduti di guerre lontane nel tempo, ma che sono state un passaggio fondamentale per la costruzione di quell’Italia che noi oggi viviamo in pace anche grazie a loro.
(N.d.A.: Le notizie dei soldati della prima guerra mondiale sono state attinte da un documento che mi ha messo a disposizione il signor Miele Stefano della Polizia municipale di Baiano, arricchite con ulteriori mie ricerche.)
Soldati baianesi morti nella prima guerra mondiale
Bianco Domenico di Pellegrino e di Cillo Maria Rosa, carrettiere, nato a Mugnano l’11 gennaio 1884, soldato nel 9° Fanteria, morto sul Monte Croce il 16 gennaio 1917, in seguito a travolgimento di valanga (33 anni).
Candela Pasquale fu Stefano e di Autiello Maria, carpentiere, nato l'8 giugno 1891, Soldato nel 66° Fanteria, morto sul colle S. Maria di Tolmino sull’alto Isonzo, in Slovenia il 27 novembre 1915 in seguito a ferita d'arma da fuoco (24 anni).
Colucci Andrea fu Michele e di Del Mastro Maria Teresa, contadino, nato il 24 novembre 1884, soldato, morto nell'Ospedale di Ronciglione (Viterbo) il 23 gennaio 1918 (34 anni).
Colucci Michele di Carlo e di Sgambati Felicia, appaltatore, nato il 6 marzo 1890, soldato nel 30° Fanteria, morto a Bosco Lancia, sulla cima San Michele, sull’Isonzo, il 14 novembre 1915, in seguito a ferita alla testa (25 anni).
Colucci Pellegrino fu Vito e fu Colucci Anna, calzolaio, nato il 24 febbraio 1884, soldato nella 14ª Compagnia presidiaria, morto nell'Ospedaletto da campo N. 141 in Monastir (Sardegna) il 24 ottobre 1918, in seguito a bronco polmonite (34 anni).
Cutillo Alfredo Sabato di Salvatore e di Iuliani Maria, segatore, nato il 22 dicembre 1900, soldato, morto a Brescia nell'Ospedale di tappa il 25 ottobre 1918 (18 anni).
De Gennaro Francesco di Nicola e fu Lippiello Giovanna, contadino, nato il 31 dicembre 1893, soldato nell’11° Bersaglieri, morto a Quota 144 (Gorizia) il 23 maggio 1917, in seguito a scoppio di granata (24 anni).
De Gennaro Gennaro fu Luigi e di Vetrano Rosa, contadino, nato il 27 gennaio 1892, soldato nel 38° Fanteria, morto nel Lazzaretto di Dolegno della Croce Rossa Italiana (Gorizia), il 6 settembre 1915, in seguito a colera (23 anni).
Ferrara Antonio fu Raffaele e fu Alfano Anna, maresciallo maggiore nei RR. Carabinieri, nato a Napoli il 30 novembre 1883, morto nel disastro di Nabresina (Trieste) il 18 febbraio 1918 (36 anni). Decorato. Sepolto nel cimitero militare di Trieste.
Ferrara Biagio fu Raffaele e fu Alfano Anna, nato a Napoli il 3 maggio 1891, sottotenente di complemento nel 32° Fanteria e prima nell'8° Bersaglieri, morto in combattimento il 21 luglio 1915, sul Monte S. Michele, sull’Isonzo (24 anni). Decorato.
Foglia Stefano fu Domenico Geremia e fu Cavaccini Tommasina, meccanico, nato il 10 dicembre 1883, sergente nel 10° Artiglieria da fortezza, morto a Nad Logem (Gorizia) , il 26 agosto 1917 in seguito a scoppio di esplodente (34 anni).
Litto Aniello di Vito e di Lippiello Filomena, carpentiere, nato il 14 dicembre 1898, soldato, morto nell'Ospedale militare di Noia il 30 ottobre 1918 (20 anni).
Miele Nicola di Giuseppe e di Sanseverino Maria Filomena, operaio ferroviere, nato il 17 maggio 1890, soldato nel 158° Fanteria, morto a Palon (Trento) il 10 ottobre 1916, in seguito a ferita di granata (26 anni).
Napolitano Andrea di Giuseppe e di Candela Angela Maria, contadino, nato il 22 settembre 1897, soldato neil’82° Fanteria, morto nell'Ospedale militare di Trieste il 30 novembre 1918, in seguito a bronco polmonite (21 anni).
Napolitano Antonio fu Stefano e di Tridente Maria Francesca, contadino, nato il 1° dicembre 1900, soldato nel 50° Fanteria, morto nell'ospedale civile di Gesualdo Tadino (Perugia) il 15 ottobre 1918, in seguito a polmonite (18 anni).
Napolitanco Giorgio di Gaetano e di Masi Nicoletta, carpentiere, nato il 1899, soldato nel 41° Fanteria, morto prigioniero a Milovitz (Reopubblica Ceca), il 29 maggio 1918 (19 anni), sepolto nel cimitero militare di Milovitz (oggi Milovice). (N.d.A: Nell’elenco ufficiale dei sepolti nel campo militare di Milovice è registrato come Napolitano Giorgio Gaetano).
Pagano Francesco di Stefano e di Sorriento Giuseppa, contadino, nato il 4 ottobre 1898, soldato mitragliere, morto nell' Ospedale da campo N. 0155 in Postumia (Slovenia) il 14 dicembre 1918 in seguito a bronco polmonite (20 anni).
Perna Giuseppe di Angelo e di Arbucci Luigia, sportaio, nato il 24 settembre 1894, soldato mitragliere, morto a Redipuglia (Gorizia) nell’Ospedale da campo N. 0148 in seguito a ferita alla regione occipitale
Piacente Giovanni di Stefano e di Picciocchi Stefanina, contadino, nato il 5 ottobre 1899, soldato, morto prigioniero il 9 novembre 1918 nell’Ospedale di Cortina d'Ampezzo, Belluno (19 anni).
Picciocchi Attilio fu Annibale e fu Ferrante Michela, industriante, nato il 3 marzo 1888, soldato nel 42° Fanteria, morto sul Monte Merzli (Gorizia) il 28 novembre 1915 per ferita d’arma da fuoco (27 anni).
Picciocchi Raffaele di Gioacchino e fu Lippiello Maria Antonia, contadino, nato il 7 gennaio 1888, soldato, morto nell'Ospedale militare di Padova il 13 giugno 1918, in seguito a polmonite (30 anni).
Picciocchi Salvatore di Domenico e di Bellofatto Lucia, muratore, nato il 24 agosto 1882, soldato nel 10° Fanteria, morto a Vezentini, Altopiano Carsico, il 13 agosto 1916 per ferite di granata (34 anni).
Rega Stefano fu Francesco e fu Castorio Carolina, carpentiere, nato a Mugnano il 4 gennaio 1886, soldato nella 30ª Fantenia, morto a Palmanova (Friuli) il 29 giugno 1916, in seguito ad asfissia da gas (30 anni)[1].
Sanseverino Stefano fu Giovanni e fu Montuori Angela Maria, contadino, nato il 2 agosto 1887, soldato nel 10° Fanteria, morto a Monte Cappuccio (Sagrado, Gorizia) il 29 giugno 1916, colpito dai gas asfissianti (29 anni). (Vedi nota)
Sgambati Stefano di Mariano e di Vetrano Michelina, contadino, nato il 21 febbraio 1889, soldato nel 63° Fanteria, morto a Cima Campiluzzi (in Trentino) il 18 maggio 1916 per ferita alla testa (27 anni).
Sorriento Stefano di Michele e di Napolitano Maria Giuseppa, muratore, nato il 9 giugno 1890, soldato nel 3° battaglione ciclisti, morto nella 5ª Ambulanza chirurgica in Treviso il 30 ottobre 1918, in seguito a ferite al cranio (28 anni). Decorato.
Stingone Carmine di Giuseppe e di Mariantonia Napolitano, sarto, nato il 12 novembre 1894, caporale nel 10° Artiglieria da fortezza, morto a Laghetto Dimon (Ligosullo UD), il 6 luglio 1917, per annegamento (23 anni).
Tulino Giovanni fu Natale, bottaio, nato il 19 giugno 1881, soldato nel 158° Fanteria, morto prigioniero a Milowitz (Repubblica Ceca, oggi Milovice), il 21 marzo 1918, per malattia (29 anni).
Soldati baianesi dispersi nella prima guerra mondiale
Barba Carmine fu Gennaro e di Onofrietti Giuseppa, nato il 9 dicembre 1892.
Candela Gelsomino fu Domenico e fu Colucci Maria Grazia, nato il 27 giugno 1884.
Canfora Francesco fu Francesco e di Parisi Carmela, nato il 18 novembre 1889.
Fiordelisi Stefano fu Salvatore e fu Sgambati Carmina, nato il 2 agosto 1883.
Montuori Giuseppe di Francesco e di Sanseverino Angela, nato il 22 aprile 1895.
Pagano Luca di Stefano e di Sorriento Giuseppa, nato il 14 marzo 1890.
Pantalone Antonio fu Gennaro e di Lucca Maddalena, nato il 8 giugno 1897.
Russo Felice di Giuseppe e di Candela Maria Teresa, nato il 16 dicembre1898.
Tavolario Michele fu Vincenzo e di Ferrante Maria Filomena, nato il 2l luglio 1899.
Soldati baianesi mutilati, invalidi e feriti nella prima guerra mondiale
Buglione Paolino di Michele e fu Masi Filomena, contadino, nato il 5 luglio 1897, soldato nel 47° Fanteria. Amputazione dell'avambraccio destro, anchilosi del ginocchio destro e frattura mandibolare.
Colucci Carlo di Carlo e di Sgambati Felicia, avvocato, nato il 2 gennaio 1889, Tenente nel 227° Fanteria. Ferito alla regione cardiaca il 14 ottobre 1916 a quota 102 (Vertoiba, Slovenia).
Colucci Stefano di Carlo e di Sgambati Felicia, avvocato; nato l’11 novembre 1884. Maggiore nel 32° Fanteria. Ferito a Monfalcone, il 28 giugno 1915, alla mano destra. (Morto a Foggia il 29 marzo 1932)
Gragnaniello Angelo di Carmine e di Onofrietti Angelo, sportaio, nato il 22 maggio 1890, soldato nel 135° Fanteria. Ferito alla mano sinistra, in combattimento sul Monte San Michele, il 5 luglio 1915. Decorato.
Graziano Antonio fu Arcangelo e di Orlando Maria Angela, contadino, nato 1'8 settembre 1875, soldato nel 235°. Fanteria. Amputazione di ambo le gambe per trauma accidentale.
Soldati baianesi morti nella guerra 1940 – 1943
Capitano Scafuri Angelo, nato il 6 febbraio 1912 e morto in Russia il 15 marzo 1943 (anni 31).
Sottotenente Colucci Gelsomino, nato il 1° Gennaio 1919 e morto in Italia il 25 aprile 1945 (anni 26).
Maresciallo Montuori Giuseppe, nato il 12 dicembre 1911 e morto in Somalia il 6 agosto 1944 (anni 33).
Sergente Boccieri Stefano, nato l’11 maggio 1920 e morto in Russia il 21 aprile 1943 (anni 23).
Acierno Giuseppe
Arrighiello Domenico
Barbarisi Domenico, nato il 1° novembre 1920 e morto l’11 febbraio 1944 (anni 24).
Barbarisi Raffaele, nato il 27 agosto 1918 e morto in Jugoslavia il 20 febbraio 1943 (anni 25).
Conte Carmine, nato il 16 luglio 1918 e morto in Egitto il 20 luglio 1942 (anni 24).
De Gennaro Antonio, nato il 18 aprile 1913 e morto in Albania il 30 novembre 1940 (anni 27).
De Rosa Clemente, nato il 22 settembre 1913 e morto in Grecia il 19 marzo 1941 (anni 28).
Masi Salvatore, nato il 21 novembre 1921 e morto in Italia il 10 maggio 1945 (anni 44)
Montuori Giuseppe, nato l’8 ottobre 1921 e morto in Russia il 6 dicembre 1942 (anni 21).
Montuori Pellegrino, nato il 26 novembre 1916 e morto il 10 ottobre 1941 (anni 25).
Napoletano Francesco, nato il 7 febbraio 1909 e morto in Jugoslavia il 16 febbraio 1943 (anni 34).
Napolitano Luigi, nato il 12 gennaio 1912 e morto in Italia il 14 settembre 1944 (anni 32).
Napolitano Pellegrino, nato il 17 aprile 1918 e morto in Russia il 18 marzo 1943 (anni 25).
Navarretta Giovanni, nato il 24 giugno 1920 e morto il 13 novembre 1942 (anni 22).
Piacente Stefano
Picciocchi Aniello, nato il 25 gennaio 1909 e morto in Jugoslavia il 16 febbraio 1943 (anni 34).
Schettino Salvatore, nato il 23 maggio 1918 e morto il 24 ottobre 1942 (anni 24).
Senatore Domenico Salvatore, nato il 2 gennaio 1920 e morto il 27 giugno 1944 (anni 24).
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In occasione delle celebrazioni del 4 novembre, il generale Silvino Foglia dal 1984 al 2011 ha commemorato i caduti in guerra con discorsi pieni di calore umano e di amor patrio. Qui di seguito quello del 4 novembre 2008 per il 90° anniversario della vittoria della prima guerra mondiale.
«La battaglia di Vittorio Veneto costituì il momento conclusivo e decisivo di una guerra sicuramente vittoriosa, ma intrisa di dolore e di sacrifici. Rievocare quei momenti, a 90 anni di distanza, costituisce il modo più consono per onorare i seicentomila fratelli caduti per portare a compimento il grande progetto di un’Italia Unita, Indipendente, Sovrana, così come era stata sognata dai padri del nostro Risorgimento.
Nelle trincee del Carso, nelle acque dell’Adriatico, sull’Isonzo e sul Piave, nonché nei cieli del Veneto occupato, giovani ed anziani appartenenti a regioni ed estrazioni sociali diverse si sentirono per la prima volta figli di una Nazione nuova, erede di un’antica e potente civiltà.
Essi dimostrarono quanto fosse forte la coesione nazionale del giovane Stato italiano, quale fosse la determinazione di consolidare il bene prezioso dell’Indipendenza da poco conquistata. Grazie a quegli uomini, maturò il concetto di Patria come valore sentito da un intero popolo. Il Risorgimento poté dirsi così veramente completato, non solo per il ricongiungimento alla Madrepatria di tutte le genti italiane, ma soprattutto per l’acquisizione diffusa di una coesione nazionale che, per la grandezza della prova richiesta dalla guerra, diede all’identità italiana il senso di un suggello irrevocabile.
Per ottenere tutto questo anche Baiano diede il suo terribile contributo: 37 nostri fratelli caddero eroicamente, come sanno morire i figli d’Italia. L’immane guerra non concesse il ritorno ad essi, che, appartenenti alla nobile schiera di giovani baianesi, ardenti di entusiasmo e di fede nei grandi destini dell’adorata Patria, partirono nel maggio del 1915.
Nelle mie passate rievocazioni del 4 novembre ho tracciato in sintesi notizie dei nostri caduti baianesi, indicando ai presenti ed ai giovani in modo particolare i nomi, da non dimenticare, di coloro, che, giovanissimi, hanno donato la loro vita perché la Patria potesse avere un avvenire migliore, una virtuale continuità di fede, una duratura e completa pace sociale.
Oggi porgo a voi il ricordo della solenne cerimonia dell’inaugurazione di questo Monumento ai Caduti, svoltasi in data 4 novembre 1928, attraverso una sintesi del discorso tenuto in quell’occasione da un valoroso reduce della Grande Guerra, Stefano Colucci, figlio del compianto Carlo Colucci, Podestà di Baiano:
“ … Combattenti, Baianesi tutti! Compiono oggi dieci anni da quando a Villa Giusti fu firmato l’armistizio tra l’Italia e l’Austria-Ungheria. Compiono dieci anni da quando il valore delle armi italiane, dopo quattro anni di dura lotta, di inenarrabili tormenti, mise fine alla guerra mondiale con la fulgente vittoria, che fu detta di Vittorio Veneto. Compiono dieci anni ed il Governo nazionale, valorizzatore e difensore della Vittoria, ha voluto che con speciale solennità si festeggiasse questo radioso primo decennale. E Baiano memore, Baiano patriottica, Baiano che visse della Grande Guerra tutto il martirio e palpitò per i suoi figli combattenti, Baiano, oggi ricordando la Vittoria, inaugura ai suoi figli caduti in guerra il segno imperituro dell’imperitura sua riconoscenza. Non io oggi avrei dovuto parlare a voi; in una così eccezionale circostanza ci sarebbe voluta la parola alata di un poeta epico, una parola pari alla sublimità del momento. Ma poiché l’illustre Podestà ed il solerte Segretario Politico hanno voluto conferirmi questo altissimo onore, non perché io sia all’altezza della circostanza, ma perché sono forse il più vecchio combattente di Baiano, ho obbedito e la mia voce si leva dalla mia solitaria ed in eloquente umiltà quotidiana per l’affetto e per la gratitudine che mi legano verso quelli che furono i miei compagni d’armi, verso gli eroi che serenamente offrirono la loro balda giovinezza al gelido bacio della morte per la grandezza della Patria. Caduti Baianesi il vostro monumento sarà per noi un’ara votiva! Ad esso noi trarremo i nostri figli perché imparino ad amare la Patria e piglino esempio di virtù civili. E voi giovani, future speranze della Patria, che del sacrificio dei nostri caduti cominciate a sentire i benefici effetti che di giorno in giorno accresceranno, raccogliete dai caduti questa sacra nostra bandiera, candida ed immacolata, ove rifulse la croce, simbolo eterno di libertà, di giustizia, di amore, che sventoli su tutte le terre, lontano, lontano nella radiosa gloria dell’avvenire … ”.
Queste le parole pronunciate da Stefano Colucci nel lontano 1928. Egli, per quelli che non lo ricordano, fu un valoroso combattente e ottenne due medaglie al valore ed una promozione, a capitano, per merito di guerra. Fu fra i primi del nostro Paese a partire volontario per versare il sangue generoso sul campo di battaglia, dove, trafitto dal piombo nemico, trovava la morte sul Monte San Michele, il 14 novembre 1915, l’altro suo fratello Michele e dove egli stesso rimase ferito. Dopo la guerra diventò il giudice Colucci, pieno di zelo, preso dalla volontà di dare il meglio di sé, sereno, equanime, indipendente.
Da quelle parole di allora nasce un messaggio attuale per i giovani di oggi, i quali devono essere consapevoli che il tricolore non è una semplice insegna di Stato. Esso è un vessillo di libertà, di una libertà conquistata da un popolo che si riconosce unito, che trova la sua identità nei principi di fratellanza, di solidarietà, di uguaglianza, di giustizia e nei valori della propria storia e della propria civiltà.
Le Forze Armate furono artefici della Vittoria di quell’ormai lontano 4 novembre 1918, una data che coincide con la nascita dello Stato unitario e, pertanto, esse sono il simbolo stesso di quell’unità nazionale conquistata in tanti decenni di sacrifici e di lotte. A loro è affidato il compito di custodire, se necessario anche con le armi, questi nostri valori, queste nostre tradizioni di civiltà, cultura ed amore della pace, e di difenderli sia in Patria sia nei diversi difficili e impegnativi teatri operativi ove sono chiamati ad operare.
Caduti baianesi, a voi tutti i fiori della nostra terra, la nostra preghiera, l'estremo saluto ed il ricordo e la riconoscenza perenne.
Viva l’Italia, Viva le Forze Armate.»
Non servono parole per commentarlo.
(dall’archivio del Generale Silvino Foglia)
[1] ( Il 29 giugno 1916 è uno dei tanti giorni segnati in nero della prima guerra mondiale. Quel giorno gli austro-ungarici usarono barbaramente per la prima volta i gas asfissianti, sul Carso, al San Michele. Si calcola che quel giorno morirono subito 2 mila soldati italiani e altre migliaia morirono nei giorni successivi o rimasero invalidi. Il 9° e 10° Fanteria componenti la Brigata Macerata perdettero quasi tutti i presenti. I cadaveri erano in gran parte di color verdastro dal potente gas che improvvisamente li aveva colpiti. Quelli che erano rimasti tramortiti furono barbaramente massacrati con mazze ferrate. I camion militari continuarono per due giorni a trasportare i cadaveri nel vicino camposanto militare situato a Sagrado alle falde del Monte S. Michele. (dal diario di Pietro Storari depositato all'Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano nel 1997)