Accarezza il mio viso una leggera brezza
e la luna segue il mio andare
come un fedele amico
tra le case della mia infanzia.
Porte chiuse e bassi senza voce
dove prima era tutto vita.
Bussano alla porta dei ricordi
gli archi dei portali.
Bambini giocavamo a nascondino
con l’innocenza dell’età
tra scale e antichi forni
o dietro fascine per il fuoco.
Rivedo i salti di spalla in spalla
la bandiera afferrata con un guizzo
la frutta rubata negli orti dei vicini
il sangue senza pianto alle ginocchia.
Risento le voci del passato,
il chiacchiericcio delle vecchie
sedute sulla strada,
il trombone di un maestro
che leggeva il suo spartito
e il banditore con la trombetta
con gli annunci del domani.
Si apre il sipario senza tende
e coi visi sfocati passano gli attori.
Batte il martello Tobia sulle suole
e passa lo spago sulle pelli;
gli fa eco Cosimiello nel suo basso
con la tromba e le marce sinfoniche;
la scimmietta sulla spalla
vende i sorbetti Andrea
e i piccoli chiama a sé:
“Chiagnite, criatù, ca mammà
ve ccatta ‘o gelato!”
Vien cô sciaraballo d’Avella
e scambia legna coi mandarini
il giovine col suo sorriso.
Pei campi partono gli asini
col letame nelle store
e sul traino i contadini ancora assonnati.
Di sera con il cane sulla soma
a casa torna ‘a zucculara
con in mano ‘a coda dâ ciuccia.
Con frasi colorite strilla
a perdifiato una vecchia
perché più non trova la gallina.
Da Nola arriva ‘o Russo
‘o sarmataro col carretto
pien di frutta e di verdura
e Caterina con il pesce sempre fresco.
Cuce i cocci dei piatti ‘o piattaro
per la conserva di pomodori
‘o mbrellaro cambia i ferri
per non buttar gli ombrelli
e al pallone diamo i calci
noi ragazzi coi calzoni corti
inventori pien di fantasia
pronti a sognare mondi migliori
con la forza di chi dal niente sale,
scaldano le lenzuola le mamme
coi ferri caldi per la notte
e i nonni coi cunti le serate
intorno ai caminetti.
Il cielo era blu
il sole pieno di luce
cinguettavano gli uccelli
e negli occhi c’era il futuro!
(Baiano, 6 gennaio 2019)