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Consorella del centro storico
con gli acciacchi dell’età antica,
la sua beltà il tempo ha cancellato
e tanta sua gente,
asini con la soma più non vedo
non più vecchie davanti agli usci sedute
né sento le voci dei mestieri.

Vi nacqui in quella strada dei Vesuni,
in mezzo a case contadine
ricche di dignità e povertà.

Coi portali in tufo con gli stemmi
ed i cortili pieni di gente,
le scale esterne e i vecchi cessi

con la fila per i bisogni,

i forni per il pane fatto in casa
e le pizze al pomodoro,
le scale in legno per andar sui tetti,

le stalle per le mucche ed i vitelli.

Non c’erano macchine
ma carretti e vecchie biciclette

e non si usavano le chiavi
per chiudere le porte.

 

Ho consumato il selciato
nelle sere d’estate
e d’inverno con il vento e la pioggia.
Una sola famiglia noi ragazzi
ad inventar giochi ricchi di fantasia
e a rubar frutta nei giardini

e si cresceva insieme
coi panni rattoppati e i capelli spettinati
e le guerre a difesa della strada.

La parola dei grandi era legge per i piccoli
e dal cuore veniva il rispetto per i vecchi
coi valori del quartiere.

È sempre nei miei pensieri
via Nicola Litto.

 

(Baiano, 24 Giugno 2018)