Per colpa di Eolo!
(30 Gennaio 1975)
Era la sera del 30 Dicembre. Quel buon vecchietto di Eolo, signore dei venti, si preparava a festeggiare l’arrivo del nuovo anno, il I975, accanto ad un barilotto di vino. Così accadde che i venti, tenuti prigionieri nelle viscere di una caverna delle isole Aeoliae (oggi Lipari), approfittarono dello stato di ebbrezza del loro custode e ne elusero la vigilanza. Sprigionarono tutta la loro forza e vennero a sfocare la maltrattenuta rabbia nella pianura Campana, sconvolgendola e sconquassandola.
Anche il baianese fu investito dalla furia dei venti, che sembravano impazziti nel travolgente soffiare e sibilare. E vi furono danni! Fabbricati danneggiati, muri di cinta abbattutti, piante fruttifere sradicate, frutti pendenti distrutti, altre colture seriamente danneggiate.
Il Sindaco del Comune di Baiano, on. Dr. Stefano Vetrano, sollecito e pronto quanto mai, invitava con pubblico manifesto dell’ 8-1-1975 i proprietari ed i conduttori di aziende agricole, che avevano subito danni dalla calamità atmosferica abbattutasi su questa zona, a segnalare i danni subiti, dovendo il Comune, su richiesta dell’Ispettorato Agrario di Avellino, procedere ad una immediata, sommaria ricognizione dell’entità dei danni provocati dal maltempo dei giorni 30 e 31 Dicembre I974. Vi sarebbero stati, poi, i contributi straordinari?!?
Passano gli anni ma la storia è sempre la stessa. Negli anni 1963-64 le nostre terre furono assalite da cavallette e da vermiciattoli, che le rasero al suolo. Non si salvò una sola pianta. I campi divennero il regno incontrastato dei “vermi verdi” che tesserono la loro tela ovunque. Vi fu farne e miseria tra i nostri contadini, che pagarono ugualmente l’affitto ai proprietari come nelle annate prospere, con disumani sacrifici. Ma due anni di miseria furono troppi!
Anche allora si invitarono i contadini a segnalare i danni ricevuti e a sperare. E si fecero promesse!
I contadini segnalarono i danni, che furono totali, immensi, di una portata oltre i limiti umani (ahi! come ne rammentiamo ancora le sofferenze, anche noi colpiti!). Stanno aspettando ancora, quei poveretti! Anche allora, come oggi, amministrava il comune il dr. Stefano Vetrano, non ancora onorevole! Cosa fu fatto? Come si intervenne? Ce lo chiediamo ancora!
Il 18 Settembre 1973 Baiano fu colpito da una calamità atmosferica insolita. Tre morti, quattro feriti, oltre un miliardo di danni alle colture, alle cose e al raccolto di uva e di nocciuole, e tanta paura che sconvolse gli animi: questo fu il primo bilancio del violento nubifragio. Il ricordo di quel giorno non si cancellerà mai dalla mente dei baianesi, tanto fu pauroso il disastro. Il prefetto di Avellino, dott. Lamorgese, e il questore Baldinotti accorsero sul posto per visitare le contrade maggiormente colpite. Assicurarono immediato interessamento! Il consiglio comunale si riunì in seduta straordinaria, convocato dal Sindaco S.Vetrano, questa volta onorevole. Si sprecarono fiumi di parole, che se avessero avuto la possibilità di trasformarsi in acqua. avrebbero arrecato danni più di quanto avesse fatto l’alluvione! E si promisero strade, ponti, aiuti materiali, contributi straordinari. Cosa fu fatto? Ai posteri l’ardua sentenza!
Ora noi ci chiediamo: se niente fu fatto nel I963 e nel I964, quando i danni alle colture furono incalcolabili e toccarono oltre misura tutti i contadini; se niente fu fatto per i danni del 18 Settembre I973, quando essi furono immensi e toccarono lo stesso un pò tutti i contadini; cosa si vuol fare oggi e cosa si vuole ottenere se i danni sono ben poca cosa nel confronto e toccano solo una minoranza? E’ giusto prendere iniziative, anzi è pure un dovere del Sindaco provvedere o almeno tentare di provvedere. Ma se questa è la forza e la capacità di intervento ...
Siamo noi pessimisti? No, è la costatazione dei fatti che ci fa essere pessimisti! E il partito comunista è difensore degli interessi della classe operaia? Se questi sono i difensori, cosa ne sarà mai dei poveri difesi?
Cambiano i tempi, ma la canzone è sempre la stessa:
“Aggio mangiat’ io, ammo mangiato tutti quanti!
Tralla lallera... tralla lallà!”