(Il mattino seguente, verso le ore 8:00. Don Pasquale sta seduto vicino alla tavola, con la testa tra le mani. Davanti ha un libro di poesie, aperto. Lo sfoglia. Legge qualche poesia. Si sofferma su una in particolare. La legge in silenzio. Il pubblico sentirà la sua voce registrata, accompagnata da una musica.)
D. PASQUALE: Lasciatemi sognare
Lasciatemi sognare un sogno
che non sia più sogno
ma di un mondo migliore il principio.
Lasciatemi credere
che ogni stella
splenda al di sopra dell'odio
per un atto d'amore;
che la pioggia non sia il pianto
dei defunti per la nostra miseria;
che gli uccelli spazino
tra canti di gioia
in un cielo pulito;
che le mie labbra
io possa rinfrescare
con le acque del Clanio
come facevo da bambino;
che i miei occhi
possano ancora contemplare
gli ulivi della collina
di Gesù e Maria
in un'oasi di pace e di silenzio;
che io possa riveder sorridere
la Natura sullo scheletro della Terra.
Lasciatemi credere che l'uomo
non faccia più guerra all'uomo
per la sua sete insaziabile
di potere;
che ogni capo governi
per la felicità del suo popolo;
che ogni essere libero
valga per il suo pensiero;
che ognuno dia ai figli
quanto i padri hanno a noi dato.
Lasciatemi sognare questo sogno
anche se... è solo un sogno!
Chiude il libro e resta assorto nei suoi pensieri. Entra Franco con un vassoio. Porta del caffè all'amico. Lo poggia sul tavolo.)
FRANCO: Pasquà, bevi un caffè. Sei stato sveglio tutta la notte.
D. PASQUALE: Grazie. (Beve sorseggiando.) Come sta?
FRANCO: Ora sta riposando.
(Suona il campanello.)
D. PASQUALE: (Con voce fioca) Franco, per piacere vai ad aprire. Sarà il dottore.
(Franco va ad aprire. Entra Orazio.)
ORAZIO: (Inconsapevole di quanto sia successo a Mariuccia, finge un comportamento normale.) Buon giorno, don Pasquà. (Don Pasquale non risponde, né si gira.) Ho portato i giornali. (Li poggia sul tavolo. Don Pasquale continua a tenere la testa tra le mani. Franco lo segue con lo sguardo, senza muoversi, con le mani in tasca.) Che mascalzoni!... Io nun ce pozzo penzà!!!... (Imbarazzatissimo) Che coraggio!... Ce vó nu stòmmaco pe fà na cosa 'e chesta!!1 (Si accorge che nessuno lo degna dell'attenzione.) Dico io: ce stanno tante mode pe fà mettere appaùra a na persona...
D. PASQUALE: (Si alza di scatto facendo cadere la sedia.) Tu!...
ORAZIO: (Si mette la mano sul cuore.) Uh! Maronna mia!
D. PASQUALE: (Con tono fermo) Tu!... Hai finito di fare la sceneggiata? (Orazio finge di sorprendersi.) Con quale coraggio ti presenti in casa mia?!?
ORAZIO: (Capendo di essere stato smascherato) Ma... nu capisco...
D. PASQUALE: (C.s.) Nu capisco!... Vai via!!!... Uomo infame!!!... Traditore degli affetti domestici! Tuo padre si starà rivoltando nella tomba, per il dispiacere che gli hai procurato!... (Urlando) FUORI!!!
ORAZIO: (Ha capito che non può fingere più.) Don Pasquale, io... io sono stato ricattato! (In ginocchio, abbracciandogli le gambe) Chella è gente fetente... Io tengo 'e figlie!
D. PASQUALE: (Respingendolo) E a noi non hai pensato, eh? (Gli mette le mani al collo.) Non ti affogo per il bene che volevo a tuo padre!... Orà, vai via con i tuoi piedi, prima che io...
ORAZIO: (Con aria costernata) Io nu penzavo pròpeto che era chesta 'a sorpresa che vuléveno fà!... "Facce sapé quanno 'a signorina spegne 'e cannele!... Pròpeto quanno sciòscia!", me dicettero. "L'amm' 'a fà na bella sorpresa!!!" (Piangendo) Io nu penzavo...
FRANCO: (Prende sottobraccio Orazio e lo accompagna verso la porta.) Orà, ora vattene... E' meglio così!
ORAZIO: (Continua a piangere, mentre esce.) Io nu penzavo che vuléveno fà chesto, o si nnò io mica ero fesso! Ih! Ih! Ih!
(Escono. Intanto suona il campanello. Rientra Franco.)
FRANCO: Giù ci sono alcuni consiglieri comunali, con il segretario di sezione.
D. PASQUALE: Non voglio vedere nessuno! Desidero stare solo. Franco, dì che li ringrazio per il pensiero che hanno avuto, ma mandali via.
(Franco esce. Don Pasquale si avvicina alla credenza, prende una foto della mamma, la bacia e se la stringe al petto. Poi va a sedersi sul divano con la foto sempre stretta al petto. A questo punto si spengono lentamente le luci sulla scena. Un faro convoglia la luce sul sindaco, che chiude gli occhi e abbandona la testa sullo schienale del divano, avvolto nei suoi pensieri. Una musica accompagna l'azione, mentre si sente la sua voce registrata.)
"O madre mia carissima,tu che in vita hai avuto la forza e la pazienza di crescermi, di sopportare i miei capricci, non mi abbandonare!... Dammi la forza per superare questo brutto momento!... Solo ora capisco, con la giusta intensità. le tue ansie, le tue preoccupazioni, le tue paure per le mie scorribande in cerca di nuove conoscenze, di nuove emozioni...E i tuoi consigli, pieni di saggezza, pieni di esperienza vissuta mi sembravano rimproveri di una nemica che voleva ostacolare i miei sogni... Ti chiedo perdono, madre, ora per allora, per il dolore che inconsapevolmente ti procuravo e che tu riuscivi sempre a mascherare... Ti chiedo perdono per allora, allorquando per l'immaturità della gioventù non mi accorgevo che. tu eri un esempio di bontà, un punto di riferimento preciso per un naufrago nel mare tempestoso della vita!
Ora è Mariuccia ad avere bisogno del tuo aiuto!... Ti ricordi, madre? Lei era la stella più splendente del tuo firmamento, la luce che illuminava i tuoi pensieri e faceva splendere i tuoi occhi!
Per lei tu trascinavi i tuoi passi stanchi e venivi a cullarla, felice di vederla dormire, o a cantarle antiche filastrocche per farla sorridere. Ti ricordi,. madre, quando per la prima volta ti chiamò "nonna"?... Tu piangevi di gioia e cercavi di nascondere le lacrime. Il tuo volto era sempre un libro aperto, nel quale io leggevo tutto il tuo amore di madre e di nonna, tanta fierezza, il desiderio di vivere per veder crescere i tuoi nipoti. Ora che sei nei cieli, alla corte del Signore, prega Dio per me di aiutare Mariuccia, che sta pagando con la sua sofferenza per colpe non commesse. Io non ne ho la forza, madre mia!"
(Don Pasquale resta ancora sul divano, assorto nei suoi pensieri. Si riaccendono le luci sulla scena. Lentamente si alza, va a rimettere la foto della madre al suo posto, prende il giornale e lo sfoglia, leggendo ad alta voce.)
"Attentato dinamitardo alla casa del sindaco... Una bomba ne ha squarciato il portone.... Secondo le prime confidenze raccolte tra gli amici dell'avv. Pasquale Montuosi, si tratterebbe di un "avvertimento" della camorra per scalfire la sua integrità morale, la sua fermezza... Ci sono già i primi sospetti! I carabinieri stanno seguendo una pista che li porterà sicuramente agli autori dell'attentato..." (Stritola il giornale e lo sbatte sul tavolo, mentre rientra Franco. Prende del liquore e beve, girando intorno al tavolo, lentamente, mentre Franco, silenzioso, stiracchia il giornale.) Franco, ho passato gli anni più belli della mia vita a fare politica... Ho trascurato la famiglia per dedicarmi anima e corpo agli altri... (Beve.) Ho cercato sempre di accontentare tutti coloro che si sono rivolti a me... Il bene della collettività sempre qui. (Si tocca la fronte con le dita chiuse a cono.) Ho lavorato con molta onestà senza mai approfittare della mia carica di sindaco! (Versa del liquore in due bicchieri e ne offre uno a Franco. Bevono.) E quando ho cercato di creare qualcosa di importante per la collettività, un centro polifunzionale, un grande complesso per offrire alla popolazione le strutture moderne per il tempo libero, con un grande palco per fare teatro e convegni... BOOM! (Allarga le braccia facendo cadere il liquore.) Ecco i risultati! (Mesce altro liquore nei due bicchieri.) La camorra pensa di intimorirmi, di tagliare le ali a chi vuole volare... volare sempre più in alto, di stroncare i miei sogni! (Beve.) Ma gli uccelli continuano a volare anche quando sono feriti!... Ed io continuerò a volare più in alto ancora, con più forza! Così, guarda! (Apre le braccia, le vibra come se volesse volare e fa alcuni giri intorno al tavolo, ormai brillo. Franco prima lo guarda perplesso, poi gli va incontro e lo blocca con fermezza, quasi abbracciandolo.)
FRANCO: Pasquà, fermati!
D. PASQUALE: (Ormai brillo) Lasciami, lasciami!... Anche tu ora vuoi fermare i miei voli?
FRANCO: (Con fermezza) Non sarò io a fermare i tuoi voli... ma la paura!... Ma è possibile che non hai capito che combatti contro un nemico invisibile? E per questo più pericoloso? E nessuno ti dà una mano? Apri gli occhi! Guardati intorno, per Dio! (Lo prende con forza e lo fa sedere.)
D. PASQUALE: Oh! Dio!... Dio! Dio! Dio!... Dio mio!
(Arriva donna Concetta. Dà un'occhiata interrogativa a Franco, per capire cosa sia successo. Franco fa un gesto di rassegnazione, allargando le braccia e indicando l'amico afflitto.)
D. CONCETTA: (Scuote il marito.) Pasquà! (Gli accarezza i capelli con dolcezza.) Pasquà, vieni di là. Mariuccia ha bisogno di te! (Pasquale, seduto, abbraccia la moglie alla vita; si asciuga gli occhi.) Non farti vedere in questo stato! (Prende il giornale e se lo mette sotto l'ascella.) Questo è meglio farlo scomparire!
(Suona il campanello. Don Pasquale va dalla figlia, mentre donna Concetta va ad aprire. Rientra con la fruttivendola.)
CARMELA: (Quasi piangendo) Che curaggio!... Che curaggio!... Io nun ce pozzo ancora crérere!
D. CONCETTA: Avevate ragione voi. Vi ricordate? "Chille vonno fà quaccosa 'e male a don Pasquale!" E l'hanno fatto il male!
CARMELA: A me me dispiace assàje!... Tutt' 'o paese sta a lutto!... Stanotte nun aggio chiuso l'uocchie!... M'aggio fatto nu bello chianto e aggio appicciato nu lumino nnanze ê muorte!
(Suona il campanello.)
D. CONCETTA: Sarà il dottore!
(Franco va ad aprire, mentre don Pasquale torna dalla stanza della figlia. Rientra Franco con il dottore.)
DOTTORE: Buon giorno, don Pasquale. (Dà la mano al sindaco.) Io sono rimasto senza parole quando mia moglie mi ha raccontato quello che è successo... Ma come è possibile?
D. PASQUALE: (Sconsolato) Eh già!... Avete visto? Tutto è possibile!
DOTTORE: (Imbarazzato) Donna Concetta, mi dispiace veramente... Tutto il paese è incredulo, conoscendo la bontà di vostro marito, la sua onestà!... Don Pasquale è il simbolo tangibile dell'uomo per bene!!!
D. CONCETTA: Si vede che non tutti la pensano nello stesso modo!... L'onestà del sindaco ha dato fastidio a qualche disonesto!
DOTTORE: (c.s.) Già... E' proprio vero! (Non sapendo cosa dire più) Donna Concetta, dove stanno Mariuccia e la nonna?
D. CONCETTA: Venite, vi accompagno. (Vanno in camera.)
CARMELA: (Dà la mano al sindaco.) Don Pasquà, me dispiace pròpeto assàje!... Io l'avevo capito che 'a cosa nun era bona! (Don Pasquale allarga le braccia, in segno di rassegnazione.) Che ce vulite fà?... Si avite bisogno 'e quaccosa, cumannateme!
D. PASQUALE: Grazie, Carmelì. Ho bisogno solo di stare un po' in pace!
(Franco si avvicina a Carmela e le dice in un orecchio di andare via. L'accompagna alla porta e la saluta.)
CARMELA: Salutatemi donna Concetta. (Si gira verso il sindaco e, non vista, gli manda un bacio.)
FRANCO: Una cosa io proprio non riesco a capire. Perché Orazio si è prestato al gioco dell'ing. Porcelli!?!
D. PASQUALE: Non riesci a capirlo? Facile!...Uno: Quella è gente che ti fa cacare sotto, credimi. E Orazio certamente non è un esempio di uomo coraggioso!... Due: Orazio è un ingenuo e si è fatto infinocchiare credendo ad uno scherzo!... Lo ha fatto senza neppure rendersene conto!
FRANCO: Eeehe! Il padre era un uomo tutto d'un pezzo. Fedele, leale!... Per difendere l'onore della vostra famiglia, si sarebbe fatto ammazzare!
D. PASQUALE: Non tutte le ciambelle riescono con il buco!
(Suona il campanello. Franco va ad aprire . Rientra con la maestra, Peppino e Nicola.)
MAESTRA: Buon giorno, don Pasquale.
PEPPINO: Buon giorno, don Pasquà.
NICOLA: Buon giorno, don Pasquà.
D. PASQUALE: Buon giorno.
MAESTRA: Come sta Mariuccia?
NICOLA: Aggio visto sàgliere 'o duttore poco fa.
PEPPINO: Ho portato dei cioccolatini a Mariuccia. Voi pensate che li possa mangiare?
D. PASQUALE: (Quasi piangendo, stringe a sé i due ragazzi.) Grazie per la visita, Nicò... Peppì, grazie per il pensiero... Maestra, Mariuccia è rimasta scioccata!... Da ieri sera non parla più con nessuno! Neppure con me e con la mamma!... Rifiuta perfino il cibo!
FRANCO: Mariuccia è terrorizzata!... Ora ha bisogno di un po' di riposo, lontano da ogni rumore.
MAESTRA: Perché non la portate a Palinuro?... In questo periodo la vostra villa è un'oasi di pace!... Mariuccia a scuola parlava sempre con i compagni e con me delle lunghe passeggiate che faceva con voi sulla spiaggia, quando il sole calava nel mare e lo colorava di mille colori. Le brillavano gli occhi al ricordo di quei momenti.
D. PASQUALE: Avete letto nel pensiero di mia moglie. Io non ho preso ancora una decisione. E poi voglio aspettare prima il parere del dottore... Se lascio il paese ora, penseranno che io abbia paura. Ma si sbagliano! (Va verso la finestra e grida rivolto verso la strada.) Io non ho paura di nessuno!!!... Di nessuno!!! Aaaah! (Batte un pugno contro la parete con tutta la forza. Franco lo afferra con decisione e lo trascina sul divano.)
FRANCO: Non farti sentire da Mariuccia. Si spaventerà di nuovo!
(Don Pasquale si mette a piangere di nuovo, con la testa tra le mani. Peppino e Nicola gli vanno vicino e si stringono a lui.)
NICOLA: Don Pasquà, si avite bisogno 'e nuje, COMANDATE!
D. PASQUALE: (Li guarda e se li stringe di nuovo a sé.) Sì, io ho bisogno di voi!
PEPPINO: Don Pasquà, ogni vostro desiderio è un ordine per noi!
D. PASQUALE: Io ho bisogno di voi!... La società ha bisogno di voi!... Ha bisogno dei giovani. Voi siete il nostro futuro!... (Con forza crescente) Siate sempre coraggiosi... forti... onesti!... Se vi spaventate di fronte alle minacce, siete fregati. La società verrà governata dai delinquenti, dai disonesti, da coloro che pensano solo al denaro, ai propri interessi... E vi schiacceranno come vermi!
NICOLA: (Caccia un temperino dalla tasca e lo apre.) Don Pasquà, lo vedete chisto?... Io 'o nfilo dint' â panza 'e chille spuorche fetiente!
PEPPINO: (Caccia una fionda e la carica con una pietra che ha in tasca.) Don Pasquà, io li accìdo a tutte quante! (Lascia partire il sasso dalla fionda.)
MAESTRA: Ragazzi, non è con la violenza che si risponde alla violenza!
D. PASQUALE: La maestra ha ragione. Nicò, dammi quel temperino! (Nicola abbassa la testa ed esegue.) Peppino, posa quella fionda! (Peppino con la testa abbassata la posa sul tavolo.)
FRANCO: Ragazzi, vi ammazzerebbero prima che voi li possiate usare!!!
D. PASQUALE: La società non ha bisogno delle vostre armi. Ce ne sono già in abbondanza in giro! Basta seguire un po' il telegiornale... La società ha bisogno delle vostre idee, della vostra cultura, del vostro cuore... Dove c'è cultura difficilmente la delinquenza metterà le sue radici!... Difficilmente i prepotenti imporranno la legge del più forte!... Dovete studiare! Dovete partecipare attivamente alla vita del paese. Dovete contestare anche il vostro sindaco, quando le sue decisioni sono ingiuste. Ma fatelo apertamente, faccia a faccia, con coraggio.
PEPPINO: Sì, don Pasquà. Ho capito perfettamente quello che volete dire!
NICOLA: (Rivolto alla maestra) Signurì, vuje avite sentito che ha ditto 'o sinnaco?
MAESTRA: Certamente!
NICOLA: Allora io tornerò â scola e me mecco a studià c' 'a capa e c' 'o penziero. V' 'o prumetto annanz' a don Pasquale!
MAESTRA: Sono proprio contenta!
NICOLA: (Ridendo) Però me raccumanno: nu me mettete subbeto addaret' â lavagna!
(Entrano donna Concetta, il dottore e Mariuccia con la mano nella mano della nonna. La bimba cammina come un automa, con lo sguardo assente, e resta per tutta la scena stretta alla nonna, che si asciuga continuamente le lacrime.)
DOTTORE: Secondo me, non vi dovete preoccupare eccessivamente. Don Pasquà, come dicevo a vostra moglie, la bimba è in uno stato confusionale dovuto allo spavento!... Ha subito uno shock, ma si riprenderà in tre o quattro giorni.
D. PASQUALE: Cosa mi consigliare di fare?
DOTTORE: Non tenetela qui, a casa. Troppe persone verranno a farle visita e ripeteranno le solite cose fino alla noia! "Ma come è successo?"... "Povera bimba!"... "Che spavento!"... Vostra figlia rivivrebbe dieci volte al giorno quel brutto momento... No, no! Portatela via da qui! Un po' di tranquillità le farà bene!... E un po' di riposo farà bene pure a voi, don Pasquà... Donna Concetta, un poco di riposo, lontano dalla gente, dagli amici, dai parenti! (Rivolto alla bimba) Mi raccomando, signorina, voglio vederti sorridere al più presto! (L'accarezza. Mariuccia resta immobile e silenziosa.) Ora devo andare. Ho altre visite da fare. Arrivederci.
D. PASQUALE: Arrivederci... E grazie per il consiglio!
DOTTORE: Dovere, dovere! (Esce, mentre tutti lo salutano.)
PEPPINO: Mariuccia, lo sai? Nicola ha deciso di tornare a scuola!
MARIUCCIA: (c. s.)
NICOLA: (Cerca di far ridere l'amichetta.) Accussì ve facìte n'ata vota doje risate ncuoll' a me, quanno 'a maestra me chiama â lavagna! Ah! Ah! Ah!
MARIUCCIA: (c. s.)
MAESTRA: (Dà un pacchettino alla bimba.) Questo è un dono dei tuoi compagni di scuola. (Apre il pacchettino. E' un libro.) Ti piace? (Mariuccia non risponde.) "La pietra del vecchio pescatore"!... E' una fiaba della magica Irlanda, popolata di esseri strani, di streghe, di nani, di anguille gigantesche, di rane. E' la storia di due bambini che lottano contro il Male, rappresentato da mostri spaventosi e crudeli. Vedrai ti piacerà!
(Mariuccia prende il libro, senza neppure guardarlo e lo dà alla nonna.)
D. CONCETTA: Grazie, maestra. Lo leggerà con piacere, così si sentirà vicino a voi in questi giorni!
D. PASQUALE: Ha ragione il dottore. Un po' di riposo ci farà bene. Questo è stato un periodo di intenso lavoro al comune... Sì, ce ne andremo a Palinuro!... Voglio passare ore intere all'Arco Naturale, seduto sui sassolini, accanto a mia moglie e a Mariuccia, a guardare il mare e le onde che si accavallano e si rincorrono come puledri in libertà!... Lì avrò il tempo per pensare, (Si avvicina alla suocera e prende il romanzo che lei ha in mano.) mentre la mia signorina leggerà "La pietra del vecchio pescatore" (Dà il libro alla figlia che lo passa di nuovo alla nonna senza guardarlo.) Il silenzio, la pace, la solitudine invitano alla meditazione e alla lettura.
NICOLA: (c. s.) Don Pasquà, me raccumanno: nu penzate assaje!... Turnate â casa ripusato, pronto âccìdere chille brutte fetiente che hanno fatto spaventà a Mariuccia!
D. PASQUALE: Nicò, chille brutte fetente nun s'accìdono c' 'a forza 'e uno sulo!
FRANCO: (Ormai consapevole dell'importanza di partecipare alla vita politica attivamente) Occorre la forza di tutti per sconfiggere il Male che si sta diffondendo sempre più nella nostra società, con una violenza mai vista prima!
MAESTRA: Donna Concetta, ieri sera abbiamo avuto molta paura tutti quanti. Questa notte, non vi dico!, sono stata in ansia per Mariuccia. Ora finalmente posso tirare un sospiro di sollievo, sapendo che si ristabilirà subito e posso tornare a casa più tranquilla... Don Pasquale, io vi saluto! (Gli dà la mano. Poi dà un bacetto a Mariuccia, sempre impassibile.) Ti aspetto a scuola! (Saluta tutti i presenti ed esce.)
PEPPINO: (Dopo aver bisbigliato qualcosa nell'orecchio di Nicola.) Noi ce ne andiamo! (Saluta l'amichetta accarezzandole i capelli.) Ciao, Mariuccia. Ci vediamo quando tornerai da Palinuro. Mi raccomando: divertiti!
NICOLA: Ciao! (Allunga la mano a Mariuccia, che non risponde al saluto. Guarda, allora, donna Concetta e la saluta allargando le braccia, in segno di rassegnazione. Poi si gira di nuovo verso la compagna e pur di farla sorridere le ricorda le sue parole.) "Tu non studiavi... non facevi i compiti... non volevi leggere... non andavi mai alla lavagna!... 'A lavagna mai... ma addaret' 'a lavagna sempe!!!... Ah! Ah! Ah!" (Mariuccia resta impassibile. Nicola le prende la mano e gliela accarezza. Esce.)
D. PASQUALE: (Accompagna i ragazzi alla porta, poggiando le sue mani sulle loro spalle.) Nicò, mi raccomando, torna a scuola e fai la persona seria!... Ciao, Peppì. Domani vieni a giocare un po' con Mariuccia, se non partiremo! (Rientra. Si avvicina a Franco. Gli poggia la mano sulla spalla.) Vai a riposarti un po' anche tu. Sei stato sveglio tutta la notte.
FRANCO: Se hai bisogno di me, telefonami. (Si avvicina a Mariuccia, si inginocchia davanti a lei e le prende il viso tra le mani.) Ieri sera mi dimenticai di darti il mio regalo. (Estrae dalla tasca un pacchettino infiocchettato.) Eccolo!... Aprilo! (Mariuccia lo guarda ma resta ferma. Con dolcezza) Aprilo! (Mariuccia c.s.) Va bene, lo apro io! (Toglie il nastrino. Apre l'astuccio. Estrae una collana d'oro con il crocifisso.) Ti piace? (Gliela mette al collo.) Questo è il suo posto!
(Mariuccia ha una prima reazione. Lentamente porta le mani al collo. Tocca la catenina. La guarda. Dà un bacio al crocifisso. Piangendo, poi, si stringe a Franco. Don Pasquale, la moglie e la nonna si guardano meravigliati. Don Pasquale stringe a sé la moglie. La nonna prende il fazzoletto e si asciuga le lacrime. Franco dà un bacio alla piccola e si rialza. Saluta tutti con un nodo alla gola.) Ci vediamo dopo pranzo.
(Mariuccia continua a guardare il crocifisso della catenina, quasi estasiata.)
D. PASQUALE: (Alla suocera) Mammà, andate a riposare un po'!
NONNA: Sì, hai ragione. Mariuccia, bella d' 'a nonna, vieni con me. Devo darti anch'io una cosa! (La prende per mano e la porta in camera con sé.)
(Restano nella stanza soltanto il sindaco e la moglie. Don Pasquale va a sedersi sul divano, abbandonandosi con la testa all'indietro. Donna Concetta rimette un po' di ordine nella stanza.)
D. PASQUALE: Concettì, avevi ragione tu!... Ti ricordi cosa mi hai detto ieri? "Pasquà, pensa un po' anche alla famiglia, alle nostre paure. Non fare l'eroe. Tanto nessuno ti farà la statua d'oro!" E' mai possibile che si possa arrivare a tanto?
D. CONCETTA: Questo è niente!... Se gli interessi fossero più grossi, più grande sarebbe il male!
D. PASQUALE: Non sapevo cosa fosse... Ora conosco la paura!... Concettì, cosa devo fare?!?
D. CONCETTA: Per il momento devi andare a Palinuro, con tua moglie e tua figlia!... Lì avrai modo e tempo di riflettere, di rilassarti, di riposarti...
D. PASQUALE: E al ritorno?
D. CONCETTA: Al ritorno si vedrà!
D. PASQUALE: Mi devo arrendere?
D. CONCETTA: Nessuno ti sta chiedendo questo. Ma se ti arrendessi, nessuno potrebbe dirti niente!
D. PASQUALE: E i miei sogni?... I miei progetti?... Tutto per niente?
D. CONCETTA: Niente è per niente!... Ciò che hai fatto, resta!... Ciò che sei stato non sarà cancellato!
D. PASQUALE: Però sarà cancellato ciò che avrei voluto fare!... Cosa penseranno di me tutti i Peppino e tutti i Nicola di questo paese?... Che mi sono arreso di fronte alla legge del più forte?
D. CONCETTA: E ti sembra poco?
D. PASQUALE: E Mariuccia? Cosa scriverà nelle sue composizioni?... Che aveva un padre forte e coraggioso, ma che ora ha paura dei delinquenti?
D. CONCETTA: Mariuccia è una bambina intelligente!... Un giorno capirà che tu lo hai fatto per il suo bene!
D. PASQUALE: E tu pensi che così sarà fiera di un padre che ha rinunciato a lottare?... Che ha lasciato il suo futuro nelle mani dei prepotenti? Per il suo bene???
D. CONCETTA: Pasquà, non so cosa dirti! Capisco il tuo stato d'animo, la lotta che stai facendo con la tua coscienza!... E' una scelta difficile... Una resa certamente non piacerebbe a Mariuccia. E' vero! Lei è così orgogliosa di te! Sarebbe una delusione che non l'aiuterebbe a crescere sicura! Ieri tu non hai letto tutto il suo tema. Aspetta! (Va a prendere il tema della bambina.) Leggi!
D. PASQUALE: Concettì, leggilo tu!
(Donna Concetta si siede sulla sedia tra il tavolo ed il divano.)
D. CONCETTA: (Legge.) Tema. (Inizia a leggere silenziosamente. Poi) Ecco! "Ma io sono una bimba fortunata, perché ho un papà forte e coraggioso, che mi difende dai delinquenti." (Don Pasquale si alza e va a sedersi anche lui vicino al tavolo, con le spalle rivolte alla porta delle camere. Intanto entrano, non viste, Mariuccia e la nonna, mano nella mano. Si fermano vicino alla porta delle camere.) "Papà è il sindaco del paese e non si arrenderà mai, anche se mi faranno del male, perché egli è convinto che la delinquenza va combattuta con tutte le forze, sempre, se vogliamo costruire una società dove ognuno può vivere liberamente, senza paura! (Mariuccia e la nonna avanzano silenziosamente e si fermano alle spalle di Don Pasquale.) Avete visto quante disavventure sono capitate a Renzo e Lucia per colpa di quel fifone di don Abbondio minacciato dai bravi? A noi succederà la stessa cosa se nella società non ci saranno uomini pronti a lottare contro i don Rodrigo che credono di imporre la loro volontà con la forza e non con la ragione." Fine... Dieci... Bravissima!!!
(La nonna batte le mani, poi si asciuga le lacrime con la mano. Il sindaco e la moglie si girano sorpresi. Don Pasquale, seduto, allunga la mano alla figlia, la quale gli si avvicina e gli offre la sua. Poi la tira a sé e la fa sedere sulla sua gamba.)
D. PASQUALE: E brava la mia signorina! (Le dà un bacio.) Bella, dolce e forte come la nonna! (Le accarezza i capelli.)
MARIUCCIA: (Finalmente, con un fil di voce) Papà, io non ho paura!... Tu non avere paura per me!... Tu devi lottare... devi lottare per me, per Peppino, per Nicola, per tutti i miei amici.... Noi vogliamo un mondo migliore!
(Donna Concetta si avvicina ai due, abbraccia il marito ed accarezza la figlia.)
D. PASQUALE: (Deciso) Hai ragione, dolce mio tesoro! Hai ragione!... Ora io so cosa fare! (Poggia la testa sul braccio della moglie. La nonna si stringe ai tre in un abbraccio collettivo.)
(Cala il sipario.)
F I N E
Don Pasquale: Atto terzo: Scena unica
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- Scritto da Montella Carmine
- Categoria: Don Pasquale Sindaco
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