(Sabato, ore 12.30. Suona il campanello. Donna Concetta va ad aprire, attraversando tutta la stanza. Entra Peppino, con un pacchettino infioccato che cerca di nascondere dietro la schiena.)
PEPPINO: Buona sera.
D. CONCETTA: Buona sera, Peppì.
(Donna Concetta ha visto il regalino. Dà uno sguardo furtivo, mentre Peppino cerca di tenerlo nascosto.)
PEPPINO: E Mariuccia dov'è?
D. CONCETTA: E' in camera sua. Si sta preparando per la festa. Tu accomodati sul divano. (Mentre va verso la stanzetta di Mariuccia) Peppino, mi fai un piacere?
PEPPINO: Anche due.
D. CONCETTA: Mentre aiuto Mariuccia a vestirsi, tu vuoi ricevere gli ospiti? Come un vero padrone di casa!
PEPPINO: Sì, signora. Con piacere!
D. CONCETTA: Li fai accomodare e li intrattieni. Sul tavolo ci sono dei dolci. Li offri agli invitati! (Esce.)
(Peppino resta solo. Gira per la stanza. Posa il regalino sulla credenza. Osserva i dolci, poi ne mangia qualcuno.)
PEPPINO: Uhù! Buoni!... Veramente buoni questi pasticcini!
(Suona il campanello. Peppino si accomoda la cravatta, dà un colpo di pettine ai capelli e va ad aprire. Entra Nicola. Ha dei fiori per Mariuccia, che non lascerà mai prima di donarli all'amica. Ha un foulard sgargiante intorno al collo.)
NICOLA: Buona sera... Uhè Peppì!... Quasi quasi non ti riconoscevo, così elegante!... E bravo il nostro giovanotto!
PEPPINO: (Con un dolce in bocca) Anche tu... niente male! (Gli fa sventolare il foulard.)
NICOLA: Nun ci sta ancora nisciuno!? Io so' sempe puntuale.
PEPPINO: Quando si tratta di mangiare!
NICOLA: Guarda chi parla! E tu che stai facendo? Nun stai strafuchenno?
PEPPINO: (Con l'aria di chi si sente importante) Io?... Ma va!... Io sto facendo il maggiordomo!
NICOLA: (Tra sé, ma ad alta voce) Sì, 'o mangi e dormo!
(Suona il campanello. Peppino va ad aprire, mentre Nicola furtivamente va al tavolo e voracemente manda giù alcuni pasticcini. Entra Franco, anch'egli con un regalo.)
PEPPINO: Professore, entrate. (Con fare cerimonioso) Mariuccia sarà pronta fra poco. Accomodatevi sulla poltrona.
FRANCO: (Con aria volutamente seria) Mille grazie, signor Maggiordomo. (Si accorge di Nicola.) Toh! Guarda chi c'è! Quando si tratta di mangiare è sempre puntuale!
NICOLA: Prego, prussò. Io so' puntuale, anche quanno si tratta 'e faticà.
FRANCO: Anche a scuola eri sempre puntuale... (con tono ironico) a creare confusione!... O mi sbaglio, giovanotto?
NICOLA: (Offeso) Uè! Chesta è diventata na canzone 'e Carosone... Nicola a coppa e Nicola a sotto! Mannaggia 'a capa d' 'o ciuccio d''o nonno 'e 'Ntonio!... 'a verità è che 'a maesta me teneva 'ccà. (Mette la mano sullo stomaco.) Io sartia stato 'o primmo d' 'a scola, c' 'a vuluntà che tenevo! Ma 'a maesta aveva sparat' 'a sentenza: "Nicola, tu sei un asino!" Sapite? Pareva una 'e chelle ffrasi che si scrivono ncopp' 'e mmure c' 'a bumbuletta!... "Tu sei un asino con le orecchie!" E nun 'e puoi cancellà facilmente!
(Suona il campanello. Peppino va ad aprire. Entrano la maestra, vestita elegantemente, con un pacchettino, e la mamma di donna Concetta. Saluti vari.)
NICOLA: (Rivolto al pubblico) Oì! Quann' uno dice 'a verità! Parli d' 'o diavolo e appaiono 'e corne!
MAMMA: Io vado da Mariuccia.. Con permesso.
MAESTRA: Nicola! (Con dolcezza) Nicola, che piacere vederti!
NICOLA: Sì, sì. 'A for' 'a scola!
FRANCO: Signora maestra, Nicola pensa che voi lo tenevate qua, sullo stomaco.
MAESTRA: Nooo! E perché poi avrei dovuto averlo sullo stomaco. Sì, era un po' vivace...
NICOLA: (C.s.) Siente, siente!... Pe' nun dicere che ero nu riavolo co' 'e corne!
MAESTRA: Qualche volta disturbava la lezione ...
NICOLA: (C.s.) Siente, siè! Facevo cadè cocche seggia pe' terra.
MAESTRA: Studiava poco, in verità... E poi i compiti: che disastro!
NICOLA: (Imitando la maestra) E poi i compiti: che disastro! (Rivolto alla maestra) Ma voi dove eravate, signora maestra?... Sempe dint' 'o corridoio a parlà! Nciù-ciù... Nciù-ciù... Nciù-ciù! (Rivolto al pubblico) Nun lle seccava maie 'a lengua!
MAESTRA: Due minuti!... Cosa vuoi che siano due minuti?!?
NICOLA: Duie minute?... Doie ore, vulite dicere!... Doie ore e coccosa 'a fore!
FRANCO: (Per conciliare le parti) su, su, basta! Stiamo qui per festeggiare. Datevi la mano e fate pace. Nicò, forza! Stringi la mano alla tua maestra!
NICOLA: (Con aria forzata) E va bbuono, và!... Facimmo stu sacrificio! (Mentre le stringe la mano) Chi ha avuto, avuto, avuto... chi ha dato, ha dato, ha dato: scurdammece 'o passato...
ORAZIO: (Entrando proprio in quel momento, canticchiando) Simm' 'e Napoli, paisà! (Ad alta voce) Salute a tutti. (Con fare cerimonioso) Signora maestra. (Le bacia la mano goffamente.) Cumme vedo, è ancora ampressa... E Mariuccia?
PEPPINO: Si sta preparando. Verrà fra poco. Accomodatevi e prendete qualche dolce. (Prende il vassoio e gli offre i pasticcini.)
ORAZIO: (Ne mangia un paio.) Uhù! Songo buoni!... Veramente squisiti!
PEPPINO: Maestra, prendete! Sono buoni.
NICOLA: (Allungando la mano) Veramente! Songo proprio buoni!
(Suona il campanello.)
ORAZIO: Uè! Io vi saluto!... Vengo cchiù tardi. Mo' tengo na cosettina importante da fare.
(Peppino accompagna Orazio alla porta e non rientra.)
MARIUCCIA: (Accompagnata dalla nonna, raggiante di gioia) Iuh-hù! Eccomi qua. Sono pronta!
(Nicola si prepara ad offrire i fiori all'amica. La maestra si intromette e saluta la bimba.)
MAESTRA: Mariuccia, amore! Tanti auguri! (Le dà due baci.) Questo è per te. (Le dà il regalo.)
MARIUCCIA: Grazie, maestra.
NICOLA: (Rivolto al pubblico) Chesta sta sempe miezo. 'A tengo proprio ccà, ohì! (Mostra la gola.)
MAESTRA: (A Mariuccia) Aprilo!
MARIUCCIA: (Apre il regalo: è un libro. Legge il titolo) "Ventimila leghe sotto i mari" di Giulio Verne... Che bello!!! Grazie, signora maestra. (Poggia il libro sul tavolo.)
NICOLA: (Rivolta alla maestra) Posso?... Toccherebbe a me! (La maestra si fa da parte. Offre i fiori all'amica.) Mariuccia, sono per te!... I più belli che ho trovato.
MARIUCCIA: Oooh! Che bei fiori! Grazie, Nicola. (Si danno due baci.) Nonna, per favore, mi prendi un vaso?
NONNA: Dà qua. Te li sistemo io. (Prende i fiori e va in cerca di un vaso.)
(Fuori scena si sentono delle voci di bambini. Dopo un po' , intonando "Tanti auguri a te", entrano preceduti da Peppino. Terminata la canzone, circondano Mariuccia e le danno gli auguri. Un'amica si fa avanti e le dà il regalo che aveva tenuto nascosto dietro il corpo.)
AMICA: Questo è per te. Aprilo.
MARIUCCIA: (Apre.) che bello!!! "Il sapientino"!!!... Grazie, grazie. Uuuh! C'è anche un biglietto!
TUTTI: Leggilo, leggilo!
MARIUCCIA: (Legge.) "Alla nostra cara Mariuccia
che a scuola non è mai ciuccia,
sempre pronta ad aiutare
chi il problema non sa fare.
Questa sera è grande festa
anche nei fiumi nella foresta.
Tutti i pesci e gli animali
tanti tanti bei regali
son felici di mandare
se tu con loro vuoi giocare.
Tanti baci noi ti diamo
con il dono che portiamo.
(Firmato: I compagni di classe)
Ooooh! Come siete cari! E anche dei grandi poeti!
(Tutti battono le mani e gridano di gioia. Mariuccia e Peppino offrono pasticcini. Intanto furtivamente entra Orazio e osserva la festa.
FRANCO: (Notando lostrano comportamento di Orazio) Cosa c'è? Mi sembri agitato!
ORAZIO: (Cercando di nascondere il suo imbarazzo) Agitato io?!? Nooo!... E perché mai dovrei essere agitato?
FRANCO: Orà, scusa. Mi sono sbagliato!
(Entrano donna Concetta e don Pasquale, portando una grande torta con undici candele rosa.)
TUTTI: Oooooh! (Applaudono.)
MAESTRA. Forza, ragazzi. Tutti insieme. "Tanti auguri a te...
TUTTI: (Cantano con la maestra.) ...tanti auguri a te, tanti auguri felici, tanti auguri a Mariuccia!"
(Applauso generale e urla di gioia. Nel frattempo Orazio furtivamente si allontana ed esce.)
D. CONCETTA: (Indicando la torta) Pasquà, mettiamola qua, al centro... Ecco, così.
D. PASQUALE: (Raggiante di gioia) Franco, passami una sedia per Mariuccia. (Franco esegue.) Grazie. (Rivolto alla figlia) Mariuccia, vieni qua, bella di papà. (La aiuta a salire sulla sedia.) Sì, così va proprio bene. Ora scendi e offri altri dolci, forza. (Mariuccia esegue.)
D. CONCETTA: (Saluta la mestra.) Maestra, la vostra presenza ci onora ed è il regalo più bello per Mariuccia!
MAESTRA: Donna Concetta, mi fate arrossire!... Mariuccia merita la presenza di tutti noi. E poi è sempre un piacere essere vostra ospite!
D. PASQUALE: Maestra, quale onore?
MAESTRA: L'onore è mio!
NICOLA: (Interrompendo il dialogo tra la maestra ed i padroni di casa.) donna Concè, noi siamo pronti per soffiare le candele. Che aspettammo cchiù?
D. CONCETTA: Bene, bene. Allora tutti intorno alla torta... Franco, tu sei pronta per immortalare questo avvenimento?
FRANCO: Prontissimo! (Prende la macchina fotografica, con il flash già montato e pronta per l'uso. Fa un paio di lampi per provare la carica delle batterie.)
TUTTI: Oooh!
FRANCO: Niente paura!... E' solo una prova!
D. PASQUALE: Mariuccia, vieni. (L'aita a salire sulla sedia.) Signorine, alla mia sinistra. Giovanotti, a destra. La nonna e la maestra dietro a Mariuccia, prego. Concettì, sali sulla sedia vicino a me. (Eseguono.)
NICOLA: Don Pasquà, 'e vulimmo appiccià 'e candeline? Ccà fa notte!
D. PASQUALE: (Scende dalla sedia e si avvicina alla torta.) Nicò, chiano... chiano. Nisciuno ci corre appriesso! (Cerca l'accendino nelle tasche. Non lo trova.) Chi mi dà un po' di fuoco?
NICOLA: (A Peppino, che gli è vicino) Don Pasquale nun appiccia cchiù! (Qualche risata)
ORAZIO: (Entra in quel momento, con l'accendino acceso alta la fiamma.) Io!!! Sono arrivato giusto in tempo per accendere le candeline! (Porge l'accendino al Sindaco.) Don Pasquà, a voi l'onore!
(Don Pasquale incomincia ad accendere le candeline. I bambini si agitano. Qualcuno batte le mani. Altri: "E una!... E due!... E tre!... E quattro!... Orazio prende posto per la foto. Intanto Franco monta la macchina fotografica sul cavalletto.)
D. PASQUALE: (Accende tutte le candeline.) Ecco fatto! Franco, tu sei pronto?
FRANCO: Prontissimo! (Dispone per l'inquadratura.) Mariuccia, un bel sorriso!... Peppì, alza la testa!... Nonna, un pochettino più allegra...
NICOLA: Prussò, 'e cannele si consumano! Cade 'a cera ncopp' 'a torta! Po' che nce mangiammo?
FRANCO: Ecco, arrivo! (Mette l'autoscatto e corre a sistemarsi nel gruppo) Dieci secondi ed è fatta!... Non vi muovete, mi raccomando... E sorridete!
(Allo scatto tutti applaudono. Franco corre alla macchina. Velocemente toglie il cavalletto. Lo affida a Peppino, che lo porta in cucina. Intanto Orazio furtivamente esce ancora una volta.)
FRANCO: Mariuccia, pronta per spegnere?
MARIUCCIA: (Battendo le mani, elettrizzata) Sì, Sì: sono pronta!
MAESTRA: Ragazzi, pronti?
RAGAZZI: (In coro)Sìììì!
MAESTRA: (Comincia a cantare.) "Tanti auguri a te..."
TUTTI: (Anche don Pasquale e donna Concetta) "Tanti auguri a te. Tanti auguri felici. Tanti auguri a te!"
(Tutti applaudono. Mariuccia spegne le candele, con l'aiuto degli amici. Franco scatta alcune foto. Di nuovo applausi e grida di gioia. All'improvviso si sente un boato fragoroso. Trema la casa. Si spegne la luce. Nel buio cadono degli oggetti, mentre Mariuccia e gli amici strillano dalla paura. Si sentono le voci degli adulti, che tradiscono la giustificata paura!)
D. CONCETTA: (Terrorizzata) Mamma mia, cosa è stato!?!
MAESTRA: (Anche lei terrorizzata) Aiuto!... Il terremoto!... Aiuto!
D. PASQUALE: Calma! Calma! Non è il terremoto!... Non abbiate paura!
FRANCO: E' finito tutto! E' finito tutto!... Non scappate!
MARIUCCIA: (Piangendo) Mamma, non vedo niente! Papà, accendi la torcia!
(Franco fa un po' di luce con i lampi del flash.)
D. CONCETTA: Pasquà, accendi le candele della torta.
(Don Pasquale accende alcune candeline. Una fioca luce illumina la stanza. I bambini sono tutti abbracciati e paurosi. La nonna è semisvenuta sul divano. La maestra cerca di rianimarla. Franco dà coraggio ai bambini. Ci sono sedie per terra ed altri oggetti.)
D. PASQUALE: Non abbiate paura!... Non è il terremoto. E' stato uno scherzo! Qualcuno ha pensato di festeggiare il compleanno di Mariuccia con un po' di dinamite!!!... La festa non è ancora finita!... Forza! Tutti insieme. (Incomincia a cantare.) "Tanti auguri a te..."
D. CONCETTA: Maestra!... Franco!... Ragazzi!... Su! "Tanti auguri a te..."
(Uno alla volta, piangendo, incominciano a cantare, illuminati dalla luce delle candeline.
(Si chiude il sipario.)