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Don Andrea Maria Ferrara

(Napoli, 5 ottobre 1880 – s.l. s.d.)

 

Economo, Curato e Direttore del Santuario di S. Stefano  dal novembre 1908 -succedendo a don Pasquale Fiordelisi- a gennaio 1928 -seguito poi da don Aniello Sales fino ad agosto e da settembre da don Stefano Boccieri- (N.d.A.: Notizie dai registri dell’archivio della chiesa di S. Stefano). Anche “Oratore sacro” (Vedi “Omaggio al primo martire” pag. 86)

Nell'opera <Gli Indimentricabili> ho scritto: Non sono riuscito a trovare informazioni certe sul paese e sulla data di nascita, ma certamente è stato e si sentiva figlio di Baiano, come si può leggere nel suo articolo “Baiano v’invita!” pubblicato sul giornale “Il primo Martire!”, Anno XXVIII, Gennaio 1927, Serie II, n. 1, pp.1-2. «Io che amo la terra dei miei antenati, che sento tutta la poesia dei miei monti e della mia valle, che conservo gelosamente nel cuore i cari ricordi dell’infanzia …»
Successivamente ho continuato le mie ricerche e sono riuscito a risalire almeno al luogo e alla data di nascita e allo stato anagrafico dell'intera sua famiglia.
Fra non molto darò alla stampa una biografia più ricca del parroco. In queste pagine non anticipo niente.

 

Don Andrea Maria Ferrara fu autore delle seguenti opere, della cui esistenza ne è prova l’elenco sul quarto di copertina  dell’opuscolo “Il Primo Martire!”, Anno VI, 1914-15, Numero Unico:

«Santuario di S. Stefano Protomartire» - Cenni storici, 1909;

«Vita di Santo Stefano», Cartolina-Ricordo, 1910;

«Triduo e preghiere in onore di S. Stefano Protomartire», 1911;

«Preghiamo S. Stefano!», Novene e preghiere, 1914;

L’elenco comprende anche i seguenti lavori:

«Cartolina illustrata del Santuario”,  in platino lucido a colori, tricomia e fototipia nera»;

«Pigliami per tuo Avvocato ancora quest’anno e vedrai!», calendario murale su elegante cartone;

«Voglio essere con te tutti i giorni!...», splendido calendario mensile a colori;

«Portami con te; sarò la tua benedizione!», elegante calendario tascabile.

 

Articoli da «Il primo Martire!»:

A chi mi legge”  (Febbraio 1910)

Guarirà; ma preghiamo” (Febbraio 1910)

Polline al vento” (Febbraio 1910)

Il Maio – Cronaca del 25 dicembre 1912” (Gennaio 1913)

 “La Chiesa insegna… ai padroni, ai lavoratori” (Aprile 1924)

Tornate, o eroi!” (Aprile 1924)

"Maggio" (Aprile 1924)

Se fossi stato Giuda!” (Giugno  1924)

La solenne consacrazione episcopale di Sua Ecc.za Mons. Egisto Melchiori” (Giugno 1924)

Contro la moda scandola in chiesa”, (Agosto 1924)

Per i solenni funerali in suffragio di Mons. Agnello Renzullo”, (Novembre 1925)

Da i miei ricordi”, (Novembre 1925)

 “Frequentate la dottrina cristiana, amate l’istruzione religiosa” (Marzo 1926)

Siamo in tre a partire” (Aprile 1926)

Baiano v’invita!” (Gennaio 1927)

Risposta ad una Signora di America dal cuore buono” (Gennaio 1927)

Per la bestemmia ed il turpiloquio”  (Gennaio 1927)

«Nauseatite - Dialogo tra il Parroco ed il suo giornalino “Il Primo Martire!”» (Ottobre  1927)

Per la nuova Canonica di S. Stefano”  (Ottobre  1927)

Nel 1925 pubblicò due opuscoli di quattro pagine ciascuno, per la ricorrenza del XXIII Giubileo promulgato da Papa Pio XI con la bolla “Infinita Dei misericordia” del 29 maggio 1924.

Il primo: “Per la venuta a Baiano di Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Vescovo il 6 gennaio 1925”, Tipografia Econ. Dir. G. Rubino, Nola,  perché il popolo sappia chi riceve: Mons. Egisto Domenico Melchiorri, dopo solo 17 giorni dal suo solenne ingresso nella Diocesi di Nola, in segno di “Degnazione di benevolenza paterna che ci obbliga di scrivere a caratteri d’oro nella storia del nostro Santuario la data memoranda e che lo rende più caro al nostro cuore di figli, giacché vediamo in  Lui il degno continuatore dell’opera costante di amore spiegata a prò del Tempio di Santo Stefano dal santo e vecchio Vescovo Mons. Agnello Renzullo”.

Il secondo, pubblicato il giorno della Pasqua di Resurrezione del 12 aprile 1925: “Ricordo del Precetto Pasquale del 1925”, con gli “Esercizi spirituali annuali, predicati dai Rev.mi P.P. Missionarii”, che si fanno sotto la “valevole protezione” dell’immagine di Maria SS.ma del Buon Consiglio, venerata nel Santuario di Santo Stefano.  “Figliuoli dilettissimi”, scrive  il parroco, “l’Anno Santo ha le sue origini da Mosè per comando avuto dallo stesso Dio sul monte Sinaj. Gli antichi Ebrei ritenevano  l’Anno Santo l’anno del Signore e della generale espiazione delle colpe. Noi cattolici dobbiamo santificare quest’anno con gli stessi sentimenti di amore e di espiazione e per usufruire del gran tesoro delle Sante Indulgenze che cancellano le nostre colpe e le pene, dobbiamo osservare  le condizioni imposteci dal Vicario di Gesù Cristo e Padre di tutti i fedeli: il Papa.”

Ha pubblicato inoltre:

«Omaggio al Primo Martire» - Fiori raccolti dall’autore, Tipografia A. Ferrara, 1908;

«Il Primo Martire!», Tipografia Irpina, Avella, in due versioni: periodico bimestrale e pubblicazione annuale, entrambi in formato libretto (di colore rosso) 16x24, a partire dal 1908.

«Il Primo martire!», Tipografia Econ. Dir. G. Rubino, Nola, periodico mensile, in formato  tabloid 27x38, a partire dal 1909.

 

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Nell’opera «Omaggio  al primo martire», ci sono due “fiori” del nostro don Andrea Maria Ferrara: “L’orrendo delitto!”, nel quale racconta il processo a S. Stefano e la sua morte per lapidazione; e  “Santo Stefano e le sue feste” (26 febbraio; 3 agosto; 26 dicembre), nel quale descrive con molta enfasi “quanta commozione e che slancio concorde di fede vibra più che mai in quei giorni nel nostro Tempio, allorché per ben tre volte  durante l’anno si celebra la festa in onore di Lui! Un’ondata immensa di esaltazione mistica, di arcana gioia, par che avvolga in un lampo uomini e cose; un che di santo, di buono, di pio, aleggia in ogni atomo di questa terra sacra alla gloria di Lui!”

Amante della musica, sollecitò la rinascita del concerto musicale “Città di Baiano” con la direzione del maestro Cav. Pietro Mariconda e ne benedisse la prima esibizione in piazza F. Napoletano, davanti allo storico edificio della scuola elementare, il 19 marzo 1926. Creò e sostenne, inoltre, intorno al 1913, la “Fanfaretta del Ricreatorio Festivo degli Stefanini”, composta unicamente da piccoli musicisti sotto l’attenta direzione del maestro Francesco Stingone.

            Il 15 giugno 1924, nella chiesa di Pontevico (Brescia) tenne il discorso per la solenne consacrazione episcopale di Sua Ecc.za Mons. Egisto Melchiorri quale Vescovo di Nola. (da “Il Primo Martire”, giugno 1924, n. 6)

            Nell’ottobre del 1924 scrisse la biografia “Per Suora Adele Nicollin”, Superiora delle Suore di Carità di Mugnano del Cardinale e Tesoriera del Santuario di S. Filomena, per il secondo anniversario della sua morte. (da “Il Primo Martire”, ottobre 1924, n.10)

A gennaio del 1927 pubblicò l’articolo  “Per la bestemmia ed il turpiloquio”, nel quale chiedeva «al nostro Comune perché non si associa alla campagna contro la bestemmia ed il turpiloquio, ingaggiata per l’onore di Dio, in nome della religione, della civiltà e della Patria?» in linea col governo nazionale che «annunzia la pubblicazione imminente del nuovo codice Penale contenente sanzioni precise contro la bestemmia». (da “Il Primo Martire!”, Anno XVIII, Gennaio 1927, p. 4)

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Don Andrea era un parroco  dinamico e molto attivo, con Baiano nel cuore. Soprattutto moderno e in forte anticipo sui tempi, avendo capito l’importanza della comunicazione e dell’informazione continua attraverso la stampa, per raggiungere i fedeli in tutto il mondo e tenerli aggiornati continuamente sulle sue iniziative. Ne fece uno strumento importante soprattutto per alimentare il culto per Santo Stefano e per raccogliere le offerte dei fedeli per le attività della chiesa.

Aveva alcuni sogni nel cassetto e provò in tutti i modi a concretizzarli. Progettò l’ampliamento del Santuario di S. Stefano, la costruzione di un secondo campanile e la realizzazione della “Piccola Casa della Carità S. Stefano”, un ospedale  nei pressi del Santuario su un terreno donato alla chiesa  nel gennaio del 1925 dal Cav. Uff. Giovanni Boccieri, Sindaco di Baiano (N.d.A.: Vedi biografia di Giovanni Boccieri nel libro “Briciole” del Can. Stefano Boccieri, Tipografia Ferrara, Avella, 1957, p. 93, trascritta interamente nella “Prima appendice” di questa opera). Organizzò il Circolo Cattolico, l’associazione dei boy-scouts,

 il Teatrino festivo, il Cinema, la Biblioteca Circolante e la Grande Sala «in cui l’azione cattolica eleverà il suo tono ad azione di vita sociale e vogliamo dimostrare che l’unica nostra aspirazione è quella di formare coscienze e caratteri, animi onesti e virtuosi, francamente ossequenti ai precetti del vangelo» (“Il Primo Martire!”, ottobre 1924, n.10, p. 1). A tal fine aveva pubblicato i periodici  “Il Primo martire!”, che spediva gratuitamente a tutti i benefattori e distribuiva agli abbonati al costo di lire 1,00 per l’Italia e lire 1,50 per l’estero. Nel mese di marzo del 1926, aiutato da Pietro Masucci al Consolato Americano a Napoli per il disbrigo delle pratiche per il suo viaggio e per l’acquisto dei biglietti, volò con lui negli Stati Untiti d’America per il  giro di propaganda “Pro Ospedale di Baiano”  e per raccogliere fondi per la ristrutturazione della chiesa.

«Non si resta, no, indifferenti di fronte ad un atto così nobile, di sacrificio, di abnegazione, per il bene dell’umanità! Don Andrea non è solamente il Parroco di Baiano, Don Andrea è il Pastore di tutti, […] Egli parte, apostolo di carità, perché un’opera eminentemente meritoria e benefica deve avere termine. Nelle sue vene c’è la febbre che brucerà fino a che tutto non sia un fatto compiuto. Laggiù, oltre l’oceano, tante anime buone, pronte ad offrire i loro obolo lo aspettano con l’ansia delle grandi aspettative! […] ricordate che lungi da Voi tutto un popolo piange e prega!.. Buon viaggio, o nostro buon Padre. Laggiù tanti fedeli, attendono ansiosi il legno che vi porta, su cui un angelo del Paradiso ha posato su una stella luminosa col motto a caratteri d’oro “Caritas!”». (N.d.A.: da una lettera a don Andrea della signora Letizia Maggio Caviglia, pubblicata su “Il Primo martire!”, aprile 1926, n. 4, p. 2)

Fu accolto e incoraggiato con molto calore dai baianesi emigrati nel nuovo continente. Trovò ospitalità nella villetta di Saverio Foglia a Brooklyn e dai fratelli Giovanni e Giuseppe Masi, che si prodigarono tutti per raccogliere le offerte. In particolare trovò la piena disponibilità del signor Jery Barberisi a Uniontown, dove prosperava il suo commercio e vantava infinite amicizie. Questi si trasformò «in apostolo per la santa idea […] ma fin da ora diciamo che ha compiuto più lui solo che cento uniti insieme”, scrisse  sul n. 1, p. 3 del gennaio 1927 del giornale “Il primo martire!».

Primo benefattore “Pro ospedale” fu l’industriale Cav. Saverio Bellofatto, che prese a cuore e incoraggiò la “santa aspirazione” del parroco e donò la cospicua somma di lire 10.000. Fu per questo ringraziato  su “Il Primo Martire!”, ottobre 1924, n.10, p. 3.

Per raccogliere altri fondi, mise in vendita delle “targhette di marmo di Santo Stefano” da lire 100, 125 e 500. (“Il Primo martire!”, aprile 1926, n. 4, p. 2)

Don Andrea si prodigò con tutte le sue forze per la costruzione di quello che nella memoria dei baianesi è rimasto «‘o spedaletto» e per dedicare una chiesa più degna a S. Stefano, essendo quella esistente troppo angusta e fatiscente per poter contenere l’enorme affluenza di persone che anche da lontano andavano a venerare la prodigiosa immagine del primo martire della cristianità. Al fine di apportare delle modifiche al modesto santuario, istituì una commissione di esperti, tra cui alcuni tecnici del paese e il Consigliere comunale Carlo Colucci fu Carlo (che in seguito scrisse una relazione sullo stato di avanzamento dei lavori), i quali conclusero che era necessario creare delle grandi cappelle laterali aggregate alla parte esistente, con grandi archi di comunicazione, in modo da risultare nel complesso una chiesa a tre navate, tale da rispondere degnamente alle nuove esigenze. Si pensò anche di sottoporre il progetto all’autorevole parere dell’Ingegnere Professore Felice Ippolito, il quale diede parere favorevole alle modifiche e assunse anche la direzione dei lavori.

Il 27 settembre 1910, tra il giubilo dell’intera cittadinanza, furono iniziati i lavori da una squadra di muratori, diretti dal maestro Tulino Francesco, tutti consapevoli che occorrevano molti soldi e l’aiuto della provvidenza divina per portarli a termine.

Sul Numero Unico de “Il Primo Martire!” del 1914-15 viene pubblicata la “Relazione circa lo stato dei lavori al Santuario” di Carlo Colucci fu Carlo.

 

«[…] oggi, ben può dirsi, siano in buona parte già eseguiti.
1° La muratura del lato sinistro del Santuario è tutta completata: si compone di un campanile artistico al prospetto, di cinque cappelle […] già decorate a stucco, con splendidi finestroni in ferro a vetri colorati; altare e pavimento di marmo, di un gusto veramente squisito, ed eminentemente artistico. Ivi si è creata ancora una spaziosa nicchia per la bellissima e maestosa immagine del Sacro Cuore di Gesù del Cav. Guacci di Lecce. […]

2° Al lato destro si sono costruite due cappelle già complete di tutta la parte muraria.

3° Al vecchio Santuario fu rifatto il tetto quasi per intiero e moltissime riparazioni, con applicazione di asfalto a tutta la superficie dei lastrici.
4° La soffitta di detta chiesa, su apposito disegno del Direttore dell'opera Prof. Ippolito, fu eseguita in legno dai due bravi ed intelligenti artisti Napoletano Pasquale fu Nicola e Balletta Salvatore. Ora a detta soffitta non manca che la sola decorazione e doratura delle cornici, nonché tre grandi quadri allusivi al martirio del Santo. […]

I lavori murari al lato destro non si sono ultimati, perché delle casuppole una volta di proprietà della Chiesa ed in tempo lontano cedute balordemente con canone ad estranei, fin ora non si son potute ottenere, non ostante l'intercessione di autorevoli persone. […]

Nella prossima primavera al lato destro del Santuario sarà costruito uno spazioso Oratorio per la Congrega di S. Stefano e propriamente in prolungamento alla cappella di prospetto all'attuale nicchia del Santo.
Di lato sarà costruita ancora la nuova sacrestia con adiacenti locali ed accessori.»

Su “Il Primo Martire!”, agosto 1924, n. 8, p. 1, il sac. Stefano Boccieri, suo collaboratore e poi successore così scrive: «Quel sacerdote […] attese con ogni energia al raggiungimento di questo scopo. Finalmente, l’antica Chiesa, angusta e cadente, fu quasi del tutto demolita e sui vecchi ruderi si disegnarono le arcate di un Tempio veramente degno. Ma […] l’opera è a mezzo soltanto e non progredisce che a rilento. Il Parroco si prodiga eroicamente cozzando contro ogni sorta di ostacoli, dei quali il maggiore forse è la nostra cattiva volontà. […]»

 

Purtroppo non fu mai realizzato il secondo campanile a destra. Però una foto molto sbiadita pubblicata sul numero unico del giornale “Il Primo Martire!” dell’agosto 1924 (archivio Silvino Foglia), che riprendeva l’uscita della processione di santo Stefano, mostra la chiesa con due campanili sulla navata centrale, ma senza il campanile a sinistra, già costruito secondo la relazione del Colucci e già presente anche su una foto del Natale 1912, esattamente come quello esistente oggi.

È opportuno a questo punto indagare ulteriormente sui documenti dell’epoca per verificare il tutto.

 

Nel 1925 si diede inizio anche ai lavori per la costruzione della “Piccola Casa della Carità S. Stefano”. Ma i soldi raccolti con tanti sacrifici non furono sufficienti e l’opera rimase incompiuta. Non ci furono neppure risorse sufficienti per saldare i conti con le varie maestranze che avevano lavorato.

La delusione fu immensa e probabilmente per questo motivo  andò via da Baiano, amareggiato e deluso, per accettare il trasferimento e un nuovo incarico presso la Curia vescovile di Nola nel 1928.

Negli anni successivi la costruzione fu abbattuta ed il terreno tornò agli eredi del Cav. Giovanni Boccieri, come da contratto sottoscritto tra le parti all’atto della donazione.

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Per avere maggiore conoscenza di questo illustre concittadino vi invito a leggere  il suo articolo “Baiano v’invita!” pubblicato sul giornale “Il primo Martire!”, Anno XXVIII, Gennaio 1927, Serie II, n. 1, pp. 1-2.

«Io che amo la terra dei miei antenati, che sento tutta la poesia dei miei monti e della mia valle, che conservo gelosamente nel cuore i cari ricordi dell’infanzia passata sotto il sorriso della Mamma perduta, io fido nell’avvenire di questo paese così benedetto da Dio. Infatti non è Baiano un piccolo centro commerciale, politico e anche religioso?

È vanto nostro, tutto baianese, possedere delle ditte attivissime e floride come quelle di Bellofatto, Masucci, Litto, Napoletano, Piciocchi, D’Anna e tante altre per l’esportazione delle rinomate nocciuole e ciliege, dei salami squisiti e di altre specialità indigene.

Fino a due anni or sono Baiano fu un importante capoluogo di mandamento. Per la riduzione delle preture oggi è ridotto a semplice sezione […]. Rimane però sempre sede della Tenenza dei Reali Carabinieri, della Ricevitoria del Registro, Agenzia delle Imposte, alle quali ultime è stato aggregato anche il mandamento di Cervinara. Vi sono Circoli, Sezioni dei Mutilati, Combattenti e di Fascisti.

Il trovarmi però in un paese posto agli estremi della «Campania Felix», dotato di aria salubre, in una posizione incantevole, mi distrae dallo scopo che mi prefiggo nello scrivere il presente articolo.

[…] passi in secondo luogo tutto ciò che concorre a rendere invidiata questa terra che topograficamente parlando, col nuovo ordinamento delle Province, sarebbe dovuta appartenere a Napoli e mai ad Avellino, come prima del ’70 appartenne a Terra del Lavoro. Passino in secondo luogo la sua acqua eccellente, i negozi che niente fan desiderare di quanto richiede il confort moderno. Il mio pensiero si ferma sull’avvenire religioso di Baiano e l’anima ne sussulta di gioia.

Non voglio passar per profeta; ma stimo che un giorno non lontano, come a Mugnano nel celebre Santuario di S. Filomena, come a Montevergine nel vetusto e rinomatissimo Santuario di “Mamma Schiavona”, così ancora a Baiano verranno numerosi i pellegrini per visitare un Santo non meno grande e miracoloso.

Ormai la fama dei prodigi che tutti i giorni opera il gran Protomartire ha valicato i monti del Partenio, si è sparsa per tutta la valle, oltre i monti, sino al mare, oltre il mare, dovunque v’è un cuore credente  e S. Stefano trionfa!

Il Santuario pian piano si trasforma e sorge bello e maestoso quale attestato di amore di migliaia di cuori al Santo prodigioso. La “Piccola Casa di Carità” per volontà tenace dei nostri cari emigrati in America, e per il buon cuore del nostro insigne benefattore Cav. Uff. Giovanni Boccieri, si completa per lenire tanti dolori e tergere le lagrime di tanti infelici. Ah lasciate che la pace e la sapienza del nostro Governo ristorino del tutto le nostre energie distrutte dalle conseguenze atrocissime della guerra… e poi vedrete. La Provvidenza che mi ha messo a capo di queste opere sorregge la mia fede ed io fido sempre nell’aiuto di Dio.

Intanto, Voi o cari lettori, vicini, lontani da Baiano, dovunque siate, venite a fare una visitina al gran Santo. Egli vi aspetta nella sua nuova casa tutta bella di marmo candido, di bronzo maestrevolmente cesellato; Egli vi aspetta… ai piedi della sua cara Immagine; innanzi alle sue prodigiose reliquie vi sentirete migliori… Basta una volta vederlo questo bel Santo per innamorarsene… Egli ha un farmaco per tutti i mali, un balsamo per ogni ferita, un conforto per ogni dolore. Fate la prova… venite e vedrete!

Baiano v’invita, con l’aria balsamica dei suoi monti, con la gentilezza ed ospitalità innata dei suoi abitanti, con la sua vita operosa; venite e… vi riscalderete il cuore al focolaio della fede… vicino a S. Stefano!»

*** 

Naturalmente, non poteva non parlare del Maio di S. Stefano e nel 1913 descrisse la festa nel periodico “Il Primo Martire!”. 

                «Nel giorno di Natale di ogni anno, in Baiano vi è un concorso enorme di forestieri che dai vari paesi circonvicini e lontani vengono ad assistere al gran “falò” che si accende in S. Stefano, quasi come preparazione alla sua festa del 26. Descrivere la baldoria, lo sparo dei mortaretti e delle bombe in aria, i colpi assordanti delle caratteristiche carabine, al grido festoso del popolo, che tanto ama il suo “Specchione”, è impossibile.

            È una scena indimenticabile quella del 25 dicembre. Di notte, prima ancora che sorga l’alba, il rullo dei tamburi chiama a raccolta una squadra di forti e valenti “mannesi” (segatori di legname), i quali, seguiti da carri e da un vero esercito di giovani, armati di carabine, si dirigono al bosco comunale, detto Arciano, per segare il più alto e robusto fusto di castagno, che s’intende consacrare al prodigioso santo.

L’albero, che viene chiamato “Maio”, ben presto precipita al suolo sotto i potenti colpi delle scuri ed è caricato sul carro più grande, tirato da buoi, mentre i giovani t’assordano con i formidabili colpi, per avvertire che il maio parte. Seguono altri carri, carichi di legna, di fascine e tutti ne portano sul dorso, per loro devozione, e tutta la valle della Campania ripete l’eco festoso del grido devoto: “O glorioso! Viva S. Stefano nostro!”

            In quel giorno, il Direttore del Santuario, accompagnato da altri sacerdoti e dal popolo festante, va incontro al maio ed il grido di tutti si confonde in un solo inno di gioia, accompagnato dalle trombe squillanti dei piccoli “Stefanini” e dal concerto civico. Si attraversa il corso fra la commozione di tutti, fra il pianto dei vecchi, che ricordano con rammarico, in cui anch’essi andavano al bosco, sparavano e gridavano l’evviva al santo “Specchione”.

            Si giunge sullo spiazzale del santuario. Il tronco superbo viene benedetto dallo stesso direttore, mentre con funi fra il più profondo silenzio, si eleva lentamente il maio, in un’apposita, profonda buca. Allora l’entusiasmo del popolo non ha limiti. Le campane del santuario suonano a gloria e le carabine sparano gli ultimi formidabili colpi, senza che avvenga il più piccolo incidente. Dopo l’ultima messa e dopo che ognuno ingoia un boccone in tutta fretta, incomincia la interminabile processione di quelli che portano la legna da servire per il gran falò. Ricchi, poveri, signori, plebei; tutti vengono a portare la loro offerta di legna e la pira ben presto è fatta ed il fuoco tutto divora. Il maio resta intatto e si vende, come si vende il fuoco che resta, la cenere, tutto a beneficio del santo.»