(Baiano, 16 luglio 1967 * Maddaloni - Ce, 30 luglio 1996 )
Vittorio Rega, figlio di Raffaele e Maria Vetrano, un bravo ragazzo di Baiano che per uno scherzo assurdo del destino quel giorno di luglio si trovò nel posto sbagliato e per un tragico scambio di persona da parte di criminali spietati e sanguinari fu barbaramente ucciso, mentre viaggiava a bordo della sua Honda Civic blu uguale a quella del camorrista vero obiettivo del raid.
Faceva il geometra e aveva 29 anni. Quella mattina, il 30 luglio del 1996, come sempre era andato a lavorare. Improvvisamente da un furgone partirono degli spari. Vittorio forse pensò a una rapina. Frenò di botto e lasciò la macchina. Cercò di scappare a piedi, ma gli assassini lo raggiunsero e spararono ancora. Malgrado fosse agonizzante, riuscì a riferire l’accaduto agli agenti. Colui che sarebbe dovuto morire quel giorno fu trovato carbonizzato nelle campagne di Caivano (Napoli), in una Fiat Punto, due mesi dopo l’assassinio di Vittorio.
Nel 2000 il fascicolo contro ignoti si chiuse con un nulla di fatto, ma era evidente che a uccidere era stata la camorra. Dopo quell’archiviazione sembrava sepolta per sempre la verità sulla sua morte.
Invece, 22 anni dopo l’omicidio, i killer hanno un nome. E hanno ricevuto in carcere, dove si trovano già detenuti per altri reati, l’ordinanza di custodia cautelare per omicidio aggravato dalla modalità mafiosa. Giustizia è fatta! Finalmente la verità spazza via qualsiasi ombra di dubbio sulla morte di Vittorio, erroneamente scambiato per un camorrista.
Gli investigatori hanno ripercorso e integrato, con le dichiarazioni di importanti collaboratori di giustizia, ogni tappa investigativa raggiunta nel tempo; fin dalle prime battute, quando una volante del commissariato di Maddaloni, nella mattinata del 30 luglio 1996, intervenne in quel comune, in località “Fontana Olmo Cupo”, per segnalazione di un uomo ferito. Gli agenti, raggiunta la località segnalata attraverso una strada di campagna sterrata e polverosa, trovarono una Honda Civic Lsi di colore celeste con il motore spento, il freno di stazionamento azionato e lo stereo ad alto volume. Nelle immediate vicinanze dell’autovettura, invece, seduto per terra, c’era Rega che, ancora cosciente, presentava ferite d’arma da fuoco alla schiena, al torace ed alle gambe.
Richiesto l’intervento di un’autoambulanza, Vittorio riuscì a riferire ai poliziotti cosa era successo, e cioè che mentre passava da quelle parti per svolgere delle commissioni per conto del suo datore di lavoro, era stato inseguito e sparato da alcune persone che, dopo averlo ferito, gli avevano anche chiesto “cosa ci facesse in quel luogo”. Gli immediati soccorsi, tuttavia, non riuscirono a salvargli la vita: trasportato all’ospedale di Maddaloni, morì circa trenta minuti dopo.