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Leggevo Catullo e pensavo al mare,
ora cammino sulla spiaggia deserta
e al fruscìo sonoro dell’acqua
al roseo morir del sole
ripenso ai versi da studiare…
ma non so, non so andare
non so lasciare queste onde
che si accavallano come mostri
sulla sabbia soffice e impalpabile
e vanno via lentamente
per ricominciare più feroce
un nuovo assalto.
Estasiato
cammino verso il mare,
l’acqua ruba ai piedi la terra,
sprofondo dolcemente
e intanto guardo immobile
e solo,
guardo in lontananza
una luce che si allontana
come un misterioso aquilone
verso l’infinito.
I miei occhi si incantano
e una forza oscura mi chiama a sé
laggiù:
c’è un’anima che vola in cielo
ed io la seguo immobile.
La luce si spegne
in quei disegni impercettibili nel cielo
e vedo giostrare guerrieri
in un fiume di sangue,
lottare intorno ad un osso
in terre straniere
e innocenti cadere senza un perché
colpiti a morte sul cuore,
e corpi senza testa;
vedo gente morire, morire di fame,
madri coi seni appesi
che non hanno più latte,
bimbi tremare sotto una capanna
senza tetto e senza uno straccio
e vedo tavole imbandite,
porci che s’ingozzano,
vini rovesciati come bava
sui lini inamidati.
Chiudo gli occhi a tali strazi
e una musica nuova mi entra nell’anima:
è l’infuriare del vento
che mi assale e mi scompone
mentre  mi sfuggono le mirabili visioni.
Torno ad ascoltare
la dolce armonia dell’acqua
e l’eterna poesia del mare…
ma rivedo laggiù
disegni intessuti nel cielo!

(Salerno, 19 Ottobre 1972)