Inno alla giovinezza
Disteso su quel prato verde
che ammanta la terra
dove dolce è il pendio e ombroso,
io mi immergo estasiato nel sogno
ristorator di mia vita
a contemplare le care ed alme rimembranze.
Del male incredulo al limitar di giovinezza
solevo mirare il volo degli uccelli
e godere il canto allegro dell’usignolo
quando posavo all’ombra di un ulivo antico
stanche le membra e ardente il cuore.
Solingo già pensavo ai provetti dì
e al nulla eterno.
Forte s’agitava quell’uomo che era in me
e ruggiva
ma tempo non era quello
per un candido fiore né c’era la forza.
Oh cari anni di giovinezza!
Fiorenti anni son quelli e pien di vita.
Allegri i fanciulli lasciano il borgo
e per i campi ariosi saltellano
fieri che il mondo a lor si inchina.
A gruppi vanno sul vicino colle
e da lassù le mani al cielo tendono.
Invocano gli spiriti eterni
perché eterna duri quell’età felice.
Odi al tramontar del sole le loro voci
che riempiono di gioia le vie
e il cuore di chi nel buio cerca la quiete
e il tuo petto senti tremare al pensiero
che su tale beltà il dolor si avventerà.
Fanciullo, godi se puoi la tua vita!
Quei giorni volano perché son belli
e solo dolci ricordi ne porterai.
Sul tuo volto gioioso
c’è vita, c’è forza, c’è speranza,
c’è tutto quello che non sarà!
Oh cari anni di giovinezza,
potessi… tornerei a rivivervi!
(21 Dicembre 1969)