Nel mio passato l’oro del futuro
Ero felice nel mio passato
quando per strada giocavo
con gli amici del quartiere,
quando ad un pallone sgonfiato
davo i calci e le testate;
quando il selciato di pietra lavica
solcavo col “carruocciolo” di legno;
quando per i campi ed i giardini
rubavamo le mele e le albicocche;
quando col caldo o con il freddo
giocavamo “a zumpà ncuollo”,
“uno mpont’ ‘a luna”, a “mazza cô piuzo”,
“ ‘o singo e ‘o ruzziello”
o a far la guerra con pistole ed archi.
Ero felice nel mio passato
quando mangiavo il pane di mia madre
cotto nel forno di casa
e la pizza che sfornava
fumante di buon profumo
e quando bevevo il latte appena munto
e quando in campagna sotto i noccioli
mio padre con la falce tagliava una pagnotta
per metterci fichi o pomodori
e quando ancora la porta di casa
non aveva le chiavi contro i ladri.
Ma ero triste
senza una lira in tasca
alla festa patronale e a Natale
o quando ereditavo i panni fuori misura
dei fratelli più grandi di me
o quando a scuola avevo le pezze ai gomiti
e mi vergognavo se ero alla lavagna.
Ero triste
quando la scuola senza di me
portava gli amici in gita
o quando vedevo il mare in cartolina
e la TV in casa di altri
e quando il vento gonfiava le coperte
per gli spefferi di porte e finestre.
Però intanto avevo la vita
ed ero padrone di me e dei miei sogni
e avevo i miei tesori
ben chiusi nella valigia di cartone.
L’ingegno era la mia ricchezza
e la forza di osare,
di vivere il presente,
di guardare lontano.
E son cresciuto con le mie forze
con la voglia di emergere
per cercare l’oro del futuro.
(Baiano, 27 Ottobre 2015)