(Tratta dall'opera <Don Pasquale, Sindaco, Atto Terzo)
“O madre mia carissima,
tu che in vita hai avuto
la forza e la pazienza
di crescermi,
di sopportare i miei capricci,
non mi abbandonare!
Dammi la forza per superare
questo brutto momento!
Solo ora capisco,
con la giusta intensità.
le tue ansie, le tue preoccupazioni,
le tue paure per le mie scorribande
in cerca di nuove conoscenze,
di nuove emozioni..
E i tuoi consigli, pieni di saggezza,
pieni di esperienza vissuta
mi sembravano rimproveri di una nemica
che voleva ostacolare i miei sogni.
Ti chiedo perdono, madre,
ora per allora,
per il dolore
che inconsapevolmente ti procuravo
e che tu riuscivi sempre a mascherare.
Ti chiedo perdono per allora,
allorquando per l'immaturità della gioventù
non mi accorgevo che. tu eri un esempio di bontà,
un punto di riferimento preciso
per un naufrago
nel mare tempestoso della vita!
Ora è Mariuccia ad avere bisogno
del tuo aiuto!
Ti ricordi, madre?
Lei era la stella più splendente
del tuo firmamento,
la luce che illuminava i tuoi pensieri
e faceva splendere i tuoi occhi!
Per lei tu trascinavi i tuoi passi stanchi
e venivi a cullarla, felice di vederla dormire,
o a cantarle antiche filastrocche
per farla sorridere.
Ti ricordi,. madre,
quando per la prima volta
ti chiamò “nonna”?
Tu piangevi di gioia
e cercavi di nascondere le lacrime.
Il tuo volto era sempre un libro aperto,
nel quale io leggevo tutto il tuo amore
di madre e di nonna,
tanta fierezza,
il desiderio di vivere
per veder crescere i tuoi nipoti.
Ora che sei nei cieli, alla corte del Signore,
prega Dio per me di aiutare Mariuccia,
che sta pagando con la sua sofferenza
per colpe non commesse.
lo non ne ho la forza, madre mia!”
(Baiano, 1989)