Terra mia
Terra, terra mia,
terra di mio padre,
terra di mia madre,
frutto di sacrifici
della rinascita dopo la guerra,
ero piccolo
e già nella tua carne affondavo i piedi nudi
immersi a metter radici nel tuo humus
e respiravo il tuo profumo
che si appiccicava alla pelle.
Ho tagliato erba con la falce
e sotterrando pascoli e letame
ti ho cibato in primavera,
ti ho girato e rivoltato con la zappa
fino al sangue sulle dita.
Quando furoreggiava tra gli alberi la pioggia
cercavo riparo nel pagliaio,
intorno al fuoco e con le patate nella brace
contavo l'ora per accarezzarti ancora,
terra mia, come un felice innamorato.
Cadevo sulla paglia con la schiena rotta
e il desiderio di avere di più in me nasceva
per toccare cime vietate alla classe
allor che a scuola andavo coi calli sulle mani
e i panni da mamma riciclati e rattoppati!
Ho dormito sotto il sole
ho mangiato pane sotto gli alberi
con pomodoro olio ed origano
condito con la polvere
ho bevuto l' acqua del pozzo coi chiodini
ho raccolto nocciole
con freddo che entrava nelle ossa
ho abbacchiato le noci
in bilico sui rami mossi dal vento
ho scavato patate sotto il sole
che mi bruciava la pelle
grondavo sudore per setacciare i fagioli
e per staccare pannocchie di granturco.
Quante volte nelle tue zolle
ho nuotato come nelle acque blu del mare
che non avevo mai toccato
ma osavo immaginare.
Ma tu, terra mia, eri risorsa per vivere,
madre di famiglia ci davi la mano
nelle sofferenze della miseria
coi tuoi doni per tutto l’anno.
Ed io ancor oggi ti abbraccio
come una donna amata,
e nella mia storia mi rituffo.
Rivedo mio padre sporco di terra
mamma arrivare col cibo sulla testa
la schiena curva sotto il peso del lavoro
cicatrici profonde sul corpo
le filastrocche dei contadini
che si davano la voce tra campi lontani.
Ad ogni sorgere del sole
oggi torno ad amarti
e la fatica non è più fatica.
Trampolino di lancio fu la fame
e realizzai un futuro migliore
Ma sono tornato
perché il primo amore non si tradisce mai.
(Baiano, 11 febbraio 2024)