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(Baiano: 5 agosto 1880 * 2 ottobre 1957 ) 

(N.d.A.: Figlio di Pasquale Boccieri ed  Erminia Guerriero. Si sposò ad Acerra il 29 novembre 1903 con Alessandra Garzone.) 

 

Non è più, dalle ore 23 del 2 ottobre, dopo un male breve ed inesorabile. Finiva placidissimamente, quasi senza agonia, mentre i suoi cari, stretti intorno a lui, si consolavano per i segni illusori di una miglioria, che preluse la morte.

Dopo anni ed anni di gravi preoccupazioni e di duri sacrifici, egli poteva ripromettersi ormai pace nella vita. Aveva felicemente sistemati i suoi diletti Pasqualino e Pietro, aveva difeso da mille insidie e salvato il suo patrimonio, era curato e venerato, come un idolo, dalla ottima consorte e dalla diletta figliuola Emilietta; nella sua nobile casa era nato da poco, e quanto atteso! un nipotino, Giovanni Boccieri  novello. Che poteva desiderare di più?

E venne la morte.

 

Chi può conoscere i segreti di Dio? Nacque Giovanni Boccieri nel 1880, da famiglia signorile ed assai stimata nel paese: il nonno, suo omonimo, è ricordato dai nostri vecchi come l’oracolo di Baiano. Era l’unico erede maschio del nome e della fortuna dei suoi e fu allevato con ogni cura. Dopo gli studi, che per lui non furono né lunghi né faticosi, si cacciò a capo fitto nelle lotte politiche locali, indotto dal temperamento vivace e battagliero. E lottò sempre, politicamente s’intende, per 20 anni, fin quando i nuovi ordinamenti politici ed amministrativi eliminarono il suffragio e le elezioni del popolo, che i demagoghi ed i tiranni, solo per beffa, dicono sovrano.

Ma egli non amava la lotta per la lotta, o, peggio, per cupidigia di profitti o di potere. Aveva un suo ideale di giustizia ed intendeva attuarlo, anche contro i più, almeno nella ristretta cerchia della cosa pubblica del suo paese. Forse soltanto quelli che ci si son provati sanno come questo sia difficile tra noi.

Pertanto,  D. Giovanni fu, quasi sempre, con i pochi contro i più, all’opposizione delle varie amministrazioni democratiche; e la lotta, al solito, si risolse per lui in pura perdita. Ma nessun sacrificio gli sembrava grave, quando si fosse prefisso uno scopo, magari assurdo.

Poche volte giunse al potere; ma senza entusiasmo. Una volta fu eletto Sindaco e dovette accettare, direi, per forza maggiore. Fece molto bene; ma si dimise prestissimo. Il suo posto, come quello di tutti gli idealisti, era all’opposizione.

Passionato, e qualche volta acerrimo, nei giudizi, si scagliava con veemenza contro tutte le ingiustizie, vere e pretese. Ma non seppe mai odiare alcuno, ed obliò facilmente le offese, beneficando spesso i nemici di ieri.

Ecco: aveva il cuore grande, privilegio e croce di pochi eletti. Infatti, per il suo cuore soffrì e per il cuore fu amato. Chi, a Baiano, non amava D. Giovanni Boccieri? E, forse, più che a Baiano, egli fu amato fuori, e da persone eminenti, che lo ebbero carissimo. E chi, nel nostro paese, almeno una volta, non si rivolse a lui per un favore? Ed egli favoriva, favoriva sempre, e pochi. intimi sanno, come me, quanto gli costassero i favori e le grazie ottenute, per gli altri. Ma non pensava al costo: aveva nel sangue il gusto del beneficio e beneficava

in letizia, e più felice lui nel dare che altri nel ricevere.

Io non ho visto mai più lieto D. Giovanni di quando, nel gennaio del 1925, egli donava alla Chiesa di S. Stefano un suo terreno per erigervi una Casa di Ricovero. Erano oltre 16 are del suo bel fondo “Mastrilli”, del valore di circa L. 50.000, che egli dava a S. Stefano, da servire ai miseri del paese; e sorrideva, beato, e dagli occhi, per la faccia rubiconda, scorrevano le lacrime. In seguito, contribuiva generosamente ai lavori del Santuario: faceva, tra l’altro, decorare di marmi la Cappella di S. Lucia.

Alla vigilia della morte, si consolava al ricordo del bene fatto alla Chiesa, ed affermava la sua volontà che altri rispettasse la donazione: “Non so che cosa possa succedere dopo di me”, mi disse. “Perciò lascio scritto nel testamento che nessuno ha il diritto di molestare te, o i Parroci che verranno, per quello che ho dato a S. Stefano”.

Nell’ora suprema, D. Giovanni lo avrà visto venirgli incontro il grande S. Stefano, per accogliere tra le braccia il suo spirito generoso e mostrargli la via luminosa del Cielo.