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(Bari, 1862 * Baiano, 5 febbraio 1932)

 

(N.d.A.: Figlio di Salvatore Lembo e Concetta Incoronata. Si sposò con Bellofatto Luisa. Domiciliato a Mugnano del Cardinale, fu Ufficiale Sanitario a Baiano, certamente nel 1894 come risulta da un documento dell’Archivio comunale.)

 

Alle ore 23 del 5 febbraio 1932, spirava a Baiano, quasi improvvisamente, il Dott. Giuseppe Lembo. La triste notizia, tosto diffusa nella notte profonda, tolse il sonno e fece piangere quanti ha cittadini il nostro paese. Con lui è scomparsa dalla scena paesana una individualità tra le più grandi ed amate, una popolarissima figura, nota e simpatica altresì a tutta quanta la regione campana.

Ebbe mente meravigliosamente aperta e ricettiva, acuto ingegno e, più che questo, cuore buono.

Sapeva un po’ di tutto, comprendeva tutto e prestamente, operando nei campi più diversi, faceva tutto e bene. Fu, tra l’altro, uomo politico, finanziere, medico; e, per sapienza politica e finanziaria, ebbe pochi pari nella provincia e, per sapienza medica, forse, nessuno.

Se l’amore al paese non lo avesse fermato a Baiano, e le distrazioni politiche e le troppe faccende non gli avessero negato studio e tempo da dedicare alla medicina, Giuseppe Lembo avrebbe avuto un posto tra i grandi cultori di quest’arte.

La natura lo aveva dotato di una sicurezza di giudizio e di un intuito, rivelatosi spesso meraviglioso: le sue diagnosi e le sue prognosi erano quasi infallibili.

Come quasi tutti i medici valenti, egli aveva poca fede nei rimedi e molta nella natura. Diceva di sé, modestamente: “Quale ammalato ho mai guarito, e chi guarisce per la medicina?”

Intanto però, non vi era ammalato nel nostro mandamento che non ricorresse a lui per essere guarito.

Egli era tra noi il  “Dottore”, per antonomasia, il medico di tutti.

In quale nostro palazzo o tugurio egli non è entrato? Chi di noi, almeno una volta, non ha avuto bisogno di consultarlo, e non lo ha visto, chino, premuroso, attento, misurare il ritmo del nostro cuore ed ascoltare il respiro profondo nel petto?

Dovunque fosse chiamato, di notte, di giorno, facesse freddo o caldo, egli era pronto ad accorrere, sprezzando ogni vile interesse. Vecchio, stanco, afflitto nel corpo e nello spirito, egli accorreva sempre, accorse fino alla morte, irresistibilmente attratto dalla voce dei sofferenti.

Chi potrà dimenticare il suo volto aperto e paterno, la bella persona signorile, lo spirito pronto ed arguto?

Era cattolico praticante, uno di quei pochi, pochissimi signori di Baiano, che vanno ancora a messa. Si faceva un dovere di avvisare il parroco se qualche ammalato versasse in gravi condizioni. Quanti sarebbero morti senza Sacramenti, se lui non avesse insistito a far chiamare il sacerdote?

Parlatore piacevolissimo, ricco di aneddoti, appariva, per il suo linguaggio, alquanto scettico; ma egli serbava nel cuore una fede salda e profonda. Infatti, la sua fede non fu mai scossa dai molti dolori con cui il Cielo volle provarlo. Pochi, forse, soffersero fisicamente e moralmente quanto lui.

La podagra lo martirizzò per tutta la vita; assisté alla morte di tre fratelli assai più giovani di lui. Specialmente amara gli fu la morte di Paolo. Quattro anni or sono, perdette l’amatissimo nipote Franceschino, mentre lui stesso giaceva nell’ospedale di Nola, gravemente ferito per un incidente automobilistico, che per poco non gli costò la vita. Altre e gravi afflizioni non gli furono risparmiate da Dio e dagli uomini. Ma non se ne lagnava: portava chiusa nel cuore la sua croce ed ascendeva con essa il Calvario della vita.

Speriamo che abbia raggiunto Cristo nella gloria!