UN “MAIO” A BROOKLYN
In occasione delle feste natalizie ritornano a Baiano molti emigrati. Un baianese non sa trascorrere il Natale lontano in terra straniera, perché è forte il desiderio di rivedere il Maio e il “focarone” e di rivivere la festa in mezzo ai tracchi, alle carabine e alle sarcine. Gli emigrati portano con sé macchine fotografiche e videocamere, per imprimere su carta e su nastro magnetico immagini che nemmeno il tempo saprà sbiadire, e per gustare poi la visione di tanta gioia, allorquando, lontani, il ricordo delle cose care stringerà la gola e inumidirà gli occhi.
Coloro che non hanno la possibilità di tornare a casa, soffrono in questo santo giorno in modo indescrivibile! Qualcuno che ha un po’ di fantasia in più si arrangia come può e rivive a modo suo il Natale baianese.
Voglio raccontarvi una storia commovente.
Anni fa, una famiglia di contadini baianesi partì per cercare altrove la strada della fortuna, non potendo più vivere agiatamente nella propria terra. Andò a Brooklyn, negli USA.
Aniello, il capofamiglia, trovò difficoltà d’inserimento nel nuovo mondo. Più forte fu, perciò, la nostalgia del suo paese e più frequente fu il ritorno dei ricordi nella sua mente.
Era il tredici Dicembre e lui pensò alle “Messe ‘e notte” che a Baiano si celebrano alle cinque del mattino, durante la novena di Santo Stefano, fino al giorno di Natale. Le lacrime gli scendevano a frotte sul viso: piangeva come un bambino. Aniello avrebbe voluto sparare ancora una volta la carabina davanti alla chiesa. Furono giorni terribili quelli della novena e più triste fu il giorno di Natale. Quanto avrebbe pagato per trovarsi a Baiano in mezzo alla folla e ripetere con essa “Evviva il Maio di Santo Stefano!”
La processione di Gesù bambino a mezzanotte, la messa alle cinque del mattino, la partenza per il monte Arciano, la scelta e il taglio del Maio, il corteo con fucili e carabine, la benedizione e l’alzata dell’albero consacrato al Santo patrono; e poi la raccolta “d’ ‘e sarcinielli” e il “focarone” davanti alla chiesa: fu uno strazio per il suo cuore non poter rivedere queste cose che mettono tanta febbre!
Girava per la casa quell’uomo appassionato, senza fermarsi un istante: cercava di dimenticare. Ma i ricordi lo assalivano con furia travolgente e gli martellavano la mente fino a farla scoppiare!
Cosa fare?... Corse nel giardino ed estirpò con l’aiuto dei figlioletti un arboscello: era il suo Maio, piccolo, ma bello! Lo portò in trionfo sulle spalle intorno alla casa, seguito dai figli che facevano un baccano tremendo, sotto lo sguardo incredulo dei passanti. Intonò la canzone “Oi Stefanì” con tutta la passione di cui era capace. <<Cu na fede dint’ ‘o core/ sò venuto a stu Natale/ ch’è rimasto tale e quale/ cumme a tanto tiempo fa!...//... Stu Natale è festa nosta/ che se scetano pure ‘e sante,/ mette ‘a freve a tutte quante/ dint’ ‘e vene pe cantà’!...>>. Poi entrarono in casa e tutti insieme girarono cento volte intorno alla tavola, fino ad esaurimento di forze.
Alle cinque del pomeriggio ritornarono nel giardino e, come in quel momento a Baiano, diedero fuoco a delle piccole sarcine e a della roba vecchia che i figlioletti avevano raccolto dopo pranzo, presi ed eccitati dalla festa del mattino. Era il loro “focarone”, che attirò l’attenzione dei vicini e dei passanti che non capivano il perché di tanta gioia.
Il fuoco si consumava lentamente, alimentato dai ricordi: negli occhi che grondavano fiumi di lacrime c’erano le alte fiamme del focarone che contemporaneamente ardeva nello stradone di Santo Stefano a Baiano: accecato dai ricordi Aniello vedeva solo quelle fiamme! Finalmente era anche lui lì al suo paese, davanti alla chiesa, ad ammirare il Maio che si levava maestoso tra il fuoco e le note dei canti natalizi!!!
Ed ora che è alla corte del Signore, chi sa quante volte dall’alto dei cieli il 25 Dicembre dà forza ai Baianesi che a Natale, in terra straniera, sognano anch’essi il Maio!
(Dicembre 1975)